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Fine vita, Beppe Grillo dice sì a libera scelta: “Non ostacolarla con leggi, no a bacchettoneria”

Beppe Grillo apre al suicidio assistito con un post sul suo blog nel quale esprime la sua posizione dopo la sentenza della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo: “Non capisco e non capirò mai come possa venire in mente di metterci a dettar legge al mistero triste e fabbricare impicci e cavilli vari per ostacolare quelle pochissime scelte che restano alla fine”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo la sentenza della Corte costituzionale sul fine vita si è riacceso il dibattito su una legge che dovrebbe decidere come normare il suicidio assistito. E nel dibattito interviene anche il co-fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, attraverso un post sul suo blog. “Non capisco e non capirò mai come possa venire in mente di metterci a dettar legge al mistero triste e fabbricare impicci e cavilli vari per ostacolare quelle pochissime scelte che restano alla fine”, scrive Grillo dopo aver raccontato la storia di un uomo malato. L’appello del fondatore del M5s è chiaro: “Non ficcate il naso nelle cose degli altri sino a questo punto, non siate estremi anche nella bacchettoneria. Correte a sorridere a queste persone, fatele ridere, provateci perlomeno, create qualcosa per loro, inventatevi un nido per quella solitudine. La fine, la solitudine e l’abbandono nella sofferenza: o fate qualcosa oppure fatevi soltanto gli affari vostri”.

Grillo spiega ancora, con il suo solito stile un po’ criptico, la sua posizione: “Non andate a confrontarvi i vestiti buoni per partecipare a tiritere sull’etica e discussioni profonde sullo strazio. Lasciate perdere comitati di discussione, so che è difficile, ma basta lasciare che ve ne freghiate come ve ne freghereste di quell’uomo. Proviamo a chiamarlo di nuovo ‘Signore’ e lasciamogli scegliere quello che ritiene il meglio per sé”.

Il racconto del garante del M5s si concentra inizialmente sulla storia di quest’uomo:

Qualche giorno fa ero in ospedale per una visita di routine. Mi sono fatto rapire da una scena che accade di continuo: un uomo di circa 70 anni con le tipiche caratteristiche desolanti del ‘paziente che non ne esce più’. Era in barella, al suo seguito una specie di tata svogliata e grassa che quasi non parla italiano, nessun altro.

Mi ha colpito ed affondato la sua espressione: ‘… ci siamo…’. Sembrava una versione lenta dell’arrivo alla cima dell’8 volante che sta per andare giù… ma per sempre. Un riassunto agghiacciante, i suoi occhi erano tanto increduli quanto spaventati e soli.

È passato attraverso la scia meteorica di tanti medici e infermieri, tutti più o meno giovani, e comunemente intenti ad ignorare quello sguardo. Una cosa privata e triste, un intimo precipizio, la nuova casa per quel che mi resta. Non lo so cosa devo pensare, ma non ho la favella di buona lega davanti a quel finale.

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