“Fine delle libertà individuali”: il Concordato e il Vaticano secondo i Radicali (REPORTAGE)
Ottantatré anni dalla firma dei Patti Lateranensi. C’è chi festeggia, all’ambasciata italiana di Roma presso la Santa Sede, e chi invece protesta, giudicando il Concordato come la fine scritta dello Stato laico. Una trentina di manifestanti, per la maggior parte attivisti Radicali, si sono quindi dati appuntamento sotto l’ambasciata di via delle Belle Arti, nella Capitale, per protestare contro quel patto che sancì ufficialmente la nascita e il riconoscimento di Città del Vaticano come Stato indipendente e sovrano. Intanto, all’interno di Palazzo Borromeo, ecco sfilare la “crème” della politica, delle gerarchie religiose e dell’imprenditoria italiana: dal premier Monti a papa Ratzinger, da Bersani a Bertone, da Alfano al sindaco Alemanno, è tutto un fiorire di autorità che si incontrano per rinnovare il patto di mutuo riconoscimento firmato dal cardinal Gasparri e da Benito Mussolini nel lontano 1929.
LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO? – Siamo andati a tastare gli umori della folla. In parole semplici: perché i Radicali ce l’hanno così tanto con le gerarchie d’oltretevere? È la domanda che abbiamo posto ai manifestanti, che ci hanno raccontato un’Italia completamente asservita ai voleri del Vaticano, dove i vertici delle maggiori aziende del Paese (come Enel ed Eni, tanto per fare due nomi) e i principali leader politici riescono a fare affari e carriera solo se benvoluti dai potentati cattolici. Ecco, quindi, piovere una serie di coretti di scherno contro i presenti, come lo “Schifani Santo Subito” e il “Dieci, cento, mille Porta Pia”, cantati a squarciagola da Mario Staderini e soci. Con loro anche una piccola delegazione dell’Uaar (Unione Atei Agnostici Razionalisti). Abbiamo quindi approfondito le questioni sul tavolo: quanto grava uno stato estero come quello Vaticano sulle tasche dei cittadini italiani? Di quali agevolazioni le gerarchie cattoliche godono in termini di tassazioni (Ici e non solo)? Qual è il rapporto fra il Comune di Roma e i leader di piazza San Pietro “che ci costano 6 miliardi di euro l’anno”, come sottolinea Marcello Rinaldi, coordinatore dell’Uaar di Roma? “Fra agevolazioni sull’Ici, sul canone Rai, sulle tasse in generale, sulla scuola e sull’editoria, la somma che ne vien fuori è questa. Ed è un prezzo che paghiamo noi cittadini italiani, con i nostri soldi”. E, infine, una domanda su tutte: il Vaticano comincerà a pagare l'imposta Ici dopo le dichiarazioni che Monti ha rilasciato pochi giorni fa?
IL TRAFFICO E LE AUTO BLU – In piazza anche i movimenti che si oppongono alla demonizzazione di aborto, contraccettivi e fecondazione eterologa: “La morale non può diventare legge”, urlano i manifestanti, recintanti dietro uno stuolo di poliziotti e carabinieri. A tal proposito è curioso rilevare un piccolo particolare: il traffico di Roma, già cronicamente paralizzato, è stato praticamente bloccato per almeno due ore. Colpa dei manifestanti accorsi davanti all’ambasciata? Non proprio. Gli ospiti di Palazzo Borromeo, infatti, sono giunti quasi tutti in auto blu o con altri mezzi privati, scortati dalle forze dell’ordine e con diritto assoluto di precedenza su qualsiasi altro veicolo. Cosa che ha provocato code chilometriche dal Lungotevere a via Flaminia, come nei migliori giorni della neve capitolina.