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Figli coppie gay, Commissione Ue risponde al Senato: “Gpa non c’entra nulla con diritti dei bimbi”

La possibilità degli Stati di vietare la maternità surrogata non c’entra nulla con il riconoscimento dei diritti di tutti i bambini, indipendentemente che siano figli di coppie omogenitoriali o meno, in ogni Paese Ue. Lo ribadisce la Commissione Ue al Senato italiano.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni e la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella.
Giorgia Meloni e la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella.

Riconoscere i diritti di tutti i bambini in ogni Paese Ue, indipendentemente dal fatto che i loro genitori siano una coppia eterosessuale o omosessuale, non pregiudica la libertà propria di ogni Stato di vietare o meno la maternità surrogata entro i suoi confini nazionali. Lo ha ribadito la Commissione europea, rispondendo ai rilievi della presidenza del Senato italiano, dove lo scorso marzo in commissione Politiche Ue era stata bocciata la proposta di regolamento di Bruxelles sul cosiddetto certificato di filiazione.

Insomma, per la Commissione Ue le leggi sulla maternità surrogata non c'entrano con il riconoscimento dei diritti di tutti i bambini. E se il regolamento venisse approvato in Italia, dove la Gpa è vietata, non cambierebbe assolutamente nulla da quel punto di vista, la legge sul cosiddetto utero in affitto non verrebbe in alcun modo aggirata.

A dissipare ogni dubbio è una lettera firmata dal vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, e dal commissario per la Giustizia, Didier Reynders, in cui si sottolinea che "la proposta lascia impregiudicata la competenza degli Stati membri, ai sensi dei trattati dell'Ue, di adottare misure di diritto sostanziale in materia di famiglia e, pertanto, di decidere se regolamentare o vietare la maternità surrogata nel proprio territorio".

L'argomento della maternità surrogata era stato sostenuto fortemente dalla maggioranza per bocciare la proposta sul certificato di filiazione. Le opposizioni lo accusavano di non voler riconoscere i diritti ai figli delle famiglie arcobaleno, ma il centrodestra rispondeva di non voler aprire alla mercificazione del corpo femminile e dei bambini.

Il certificato europeo, proseguono i due commissaria, non si sostituirebbe a quello di nascita: "Non costituirebbe in alcun caso un accertamento della filiazione, bensì solo la prova di quella già accertata da uno Stato membro in forza del diritto nazionale applicabile". La lettera si conclude con la speranza, espressa dai due commissari, di poter "proseguire il dialogo politico in futuro". 

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