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Fiera del libro di Gerusalemme, Umberto Eco: più che a Gheddafi, Berlusconi può essere paragonato ad Hitler

Significativa dichiarazione del grande intellettuale alla Fiera del libro di Gerusalemme: “Intellettualmente parlando il paragone è tra Berlusconi ed Hitler: anche lui fu eletto democraticamente”.
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Umberto_Eco

E' certamente destinato a far discutere l'ultimo intervento di Umberto Eco alla Fiera del Libro di Gerusalemme, a margine di un incontro – dibattito con Abraham Yehoshua. Infatti, come riporta ANSA, rispondendo a chi chiedeva se la figura del nostro Presidente del Consiglio potesse essere associata a quelle di Mubarak o Gheddafi, quello che è a ragione considerato uno dei più autorevoli pensatori italiani ha risposto senza usare mezze misure:

No il paragone, intellettualmente parlando potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni. Ma Berlusconi non è un dittatore come Mubarak e Gheddafi, perché lui ha vinto le elezioni con il supporto di una grande maggioranza degli italiani. In Italia non c'é lo stesso regime dei paesi del Nord Africa e non va dimenticato il fatto che c'é un elettorato pronto a supportare Berlusconi. E' piuttosto triste ma è così".

Insomma, una dichiarazione, per quanto certamente ispirata da una semplice considerazione di carattere per così dire storico – politico (e riferita probabilmente solo al meccanismo di "accesso al potere" di due personaggi distanti anni luce), che non mancherà di far discutere e provocherà, siamo facili profeti, reazioni indignate e "sgomente". Il tutto con il risultato di far passare in secondo piano anche alcune considerazioni di grande rilevanza, come il giudizio relativo al "boicottaggio" nei confronti del Stato di Israele e della stessa Fiera (basti solo pensare alle pressioni nei confronti dello scrittore Ian McEwan affinchè rifiuti il ‘Jerusalem Prize' 2011), che per il noto semiologo rappresenta una neanche tanto velata forma di razzismo, allo stesso modo di come "è razzismo identificare gli studenti con la politica del paese da cui provengono".

Molto interessante anche l'analisi delle "rivoluzioni della Rete" in Egitto, Tunisia e Libia: "Le nuove generazioni sono riuscite con Twitter e Facebook, ed io non ho una pagina, ad organizzare una rivoluzione in cinque paesi diversi, in una maniera che i loro padri non sarebbero stati in grado non solo di fare ma neppure di immaginare […] Lo hanno fatto con un pessimo linguaggio. Ma lo hanno fatto. E' qualcosa di assolutamente nuovo che fa rimettere in discussione tutte le nostre teorie". Infine anche un'anticipazione su quale sarà il suo prossimo libro, "Costruire il nemico", la storia di una spia e la "logica dei servizi segreti".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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