Comincerà domani pomeriggio alle 17 l'esame della Commissioni Affari Costituzionali del ddl 2569 riguardante l'istituzione della Festa Nazionale del 17 marzo. Come riporta il sito del Senato, infatti, la Commissione Affari Costituzionali esamina, in sede referente, il ddl 2569 di "Conversione in legge del decreto-legge 22 febbraio 2011, n.5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011". Il relatore di maggioranza è il senatore Pastore, notaio di 64 anni eletto in Abruzzo nelle fila del Popolo della Libertà e tra le altre cose Presidente della Commissione Parlamentare per la semplificazione normativa (nonchè componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere).
In particolare, come si legge nella relazione che accompagna il disegno di legge e riportata sempre dalla fonte istituzionale:
"il decreto-legge risponde all'urgente necessità di assicurare che l'ormai imminente ricorrenza del 150º anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia possa essere celebrata con la dovuta solennità in un giorno festivo a tutti gli effetti civili, al fine di consentire la più ampia partecipazione di tutti i cittadini, senza peraltro che ne derivino nuovi o maggiori oneri né per la finanza pubblica, né per le imprese private. La giornata della ricorrenza (17 marzo 2011) è già stata, infatti, dichiarata, su iniziativa del Governo, "festa nazionale" dall'articolo 7-bis del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2010, n. 100, senza tuttavia esplicitamente disporre gli effetti di tale dichiarazione sul calendario civile".
Insomma, nei prossimi giorni si concluderà il burrascoso iter che ha portato alla definitiva proclamazione del 17 marzo come Festa Nazionale nell'anno della celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Una scelta che non ha mancato di sollevare polemiche e drastiche prese di posizione, a partire dall'obiezione sul danno economico potenziale sollevata dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e dal rifiuto "ideologico" del Presidente Durwalder, duramente bacchettato da Napolitano. Un Presidente della Repubblica che invece, come giusto che sia, è senza alcun dubbio il punto di riferimento di tantissimi cittadini che attendono con ansia un evento che si sta sempre più caratterizzando come simbolo ideale e morale.
Già, perchè celebrare l'Unità d'Italia, al di là delle pur legittime questiones storico – intellettuali, si configura sempre di più come un atto formale, una assunzione di responsabilità di fronte all'incombere di indifferenza, qualunquismo e svilimento del senso civico e del rispetto per le Istituzioni (per non parlare nemmeno della deriva revisionista mista a propaganda di tanta storiografia contemporanea). Certo, il rischio di scivolare in un patriottismo ipocrita e generalista è sempre dietro l'angolo mentre invece ripensare criticamente la "nostra povera Patria" ed il senso stesso del concetto di identità nazionale può risultare fondamentale e per dirla con parole di spessore, contribuire a restituirci "la nostra stessa dignità di cittadini capaci di agire criticamente la realtà".