Festa del 2 giugno: Sel chiede di cancellare anche la parata militare
Quest’anno la festa della Repubblica del 2 giugno sarà certamente più sobria rispetto agli anni scorsi. Questo perché il presidente Napolitano ha deciso di cancellare il ricevimento che, come di consueto, si svolge al Quirinale il giorno precedente alla festa nazionale e di limitarsi solo alle “tradizioni” del 2 giugno, dal messaggio augurale agli italiani alla rassegna militare. Una decisione giunta perché c’è bisogno di sobrietà e di attenzione al momento di grave difficoltà attraversato da gran parte del Paese. Una decisione certamente apprezzata da gran parte della politica e che ha suscitato diverse reazioni, tra cui quelle di coloro che chiedono a Napolitano un ulteriore “sforzo” in nome della crisi.
La mozione presentata dai deputati Sel – A un mese dalla Festa della Repubblica 23 deputati di Sinistra Ecologia Libertà hanno presentato una mozione parlamentare con la quale si chiede l’annullamento della parata militare e la destinazione delle risorse risparmiate alle misure contro la crisi e per il lavoro. Sel fa infatti sapere di aver apprezzato il gesto del Colle “ma proprio per questo ci appare assurdo spendere milioni di euro per far sfilare carri armati e altri mezzi militari quando il Paese attraversa una crisi così grave e non ci sono risorse nemmeno per assicurare i servizi fondamentali ai cittadini”. Per Sel sarebbe più giusto destinare quelle risorse agli ammortizzatori sociali, per gli asili nido o ai servizi per gli anziani non autosufficienti.
Dal Pd: “Rendere la parata più sobria” – Un commento al comunicato del Quirinale arriva anche da parte di Edoardo Patriarca, deputato del Pd: “Il segnale di sobrietà dato dal Presidente Napolitano per il 2 giugno è positivo”, così l’esponente del Partito Democratico che a sua volta chiede di rendere più sobria anche la parata coinvolgendo il mondo dell’associazionismo. D’accordo con la decisione del Quirinale il Codacons che, in una nota, ha ricordato le polemiche degli anni scorsi in merito ai costi dei festeggiamenti del 2 giugno, quando nel 2011 il Colle rifiutò di fornire ai cittadini tutti i dettagli delle spese sostenute.