Fertility Day tra proteste e polemiche. Lorenzin: “Campagna brutta, ma contano i fatti”
Nella giornata d'inaugurazione del Fertility Day, l'iniziativa programmata dal ministero della Salute per "scoprire il ‘Prestigio della Maternità'" non si fermano proteste e polemiche. Mentre in almeno dodici piazze d'Italia è partito il "Fertility Fake", contromanifestazione nata dopo il lancio della prima campagna – quella con la clessidra, per intenderci – davanti al ministero della Salute dove si tiene l'evento si sono radunate un centinaio di persone che chiedono di essere ricevuti e invocano le dimissioni della ministra Beatrice Lorenzin.
Lorenzin: "La foto non è quella che avevamo visto noi"
"Nel Fertility Day parliamo di salute, poi c'è l'aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c'è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere", ha detto Lorenzin, rispondendo alle polemiche scatenatasi dopo la pubblicazione sul sito del ministero di una foto che associava ragazzi bianchi a buone pratiche e ragazzi neri a comportamenti negativi. Un'immagine che è valsa al suo dicastero l'accusa di razzismo. "Questa foto – ha aggiunto Lorenzin – non è la foto che abbiamo visto noi. Penso ci sia stato un errore tecnico e di incapacità. Ci hanno cioè mostrato un documento cartaceo che risultava diverso dalle immagini in alta definizione".
Nella serata di ieri il ministero aveva comunicato di aver rimosso il direttore per la comunicazione, ritenuto responsabile della campagna e avviato la procedura per il ritiro dell'opuscolo. Su questo Lorenzin ha spiegato che non si è trattato di un "capro espiatorio", ma che se potesse "fare un concorso al ministero della Salute per avere un grande direttore della comunicazione", lo avrebbe "fatto già tre anni fa, ma non lo posso fare". Questa, ha aggiunto, "è stata una grande lezione per gli uffici del ministero e spero tutti ne prendano atto", anche se "nessuno aveva intenzioni razziste, perché noi del ministero della Salute ci occupiamo ogni giorno di garantire la salute a tutti gli italiani, indipendentemente dal colore della pelle, facciamo prevenzione per tutti. Per questo, per noi quella di razzismo è un'accusa fortissima". In ogni caso, "una cosa sono gli errori legati ad aspetti procedurali e burocratici, un'altra cosa sono i contenuti di salute fondamentali e al centro di questa campagna", ha concluso.
Durante il suo intervento in apertura dell'evento, Lorenzin ha detto che "quello che è veramente importante non sono le polemiche, ma i fatti. E i fatti ci dicono che abbiamo attualmente circa 700mila persone che cercano di procreare e non ci riescono per svariati motivi. I fatti ci dicono anche che ci sono milioni di giovani che non sono informati sulle problematiche legate alla fertilità".
E in tutta Italia scatta il "Fertility Fake"
Intanto in almeno dodici piazze italiane oggi è il "Fertility Fake", contro campagna di protesta contro quella del ministero della Salute. Per organizzarla è stata creata appositamente una pagina su Facebook, la "Signorina F" – F come Fertility – e l'iniziativa conta la partecipazione di diverse associazioni. Sotto lo slogan "Porta in piazza la tua attesa" si sono quindi radunate donne armate di cuscini per dire di essere in attesa, si, ma "di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali".
Il Governo, "ci incita a fare figli, e a farli presto. Molti/e di noi vorrebbero pure… e infatti #siamoinattesa. Di asili nido, welfare, reddito". Oltre alla Capitale hanno aderito Firenze, Napoli, Torino, Padova, Pescara, Perugia, Pisa, Bologna, Milano, Bari, Trieste", si legge sulla pagina dell'evento, dove sono stati pubblicati diversi video che spiegano le ragioni della protesta.
A Roma armati di cuscini e clessidre sono scesi in piazza circa in settanta, supportati da alcune sigle come Cgil, Arci, Act, Artemisia, Rete della conoscenza, Anddos, Unite in rete, Libere tutte, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, A Sud e Udi, Unione donne in Italia. E sotto al ministero si è alzato un coro: "C'avete rotto le acque".