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Caro La Russa, una piazza di soli uomini non basta se chi la propone è a favore degli schiaffi per educare

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha proposto una manifestazione di soli uomini contro i femminicidi. Un’iniziativa condivisibile, se non fosse che a promuoverla è colui che è anche a favore dei “ceffoni” per educare i ragazzi al rispetto verso le donne.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha lanciato un'iniziativa condivisibile, da non prendere sottogamba: ha proposto di organizzare una manifestazione di soli uomini contro i femminicidi. Vedere per un giorno sfilare insieme per strada mariti, fidanzati, padri, figli e fratelli, uniti per dire no alla violenza sulle donne non è roba da poco, produrrebbe già di per sé un piccolo shock culturale, sarebbe l'ammissione da parte di una società malata del fatto che il problema esiste eccome, non è un'allucinazione collettiva foraggiata da gruppi di improbabili femministe incallite, che non hanno di meglio da fare se non inventarsi discriminazioni inesistenti pur di alimentare ridicoli piagnistei.

La tendenza a sottovalutare gli atteggiamenti sessisti e discriminatori, l'ostinata negazione del perpetuarsi di logiche patriarcali, l'analfabetismo emotivo, la violenza fisica e psicologica contro le donne, che nelle peggiori storie di cronaca finisce per trasformarsi in efferati omicidi, fanno parte della vita di tutte e tutti, ci viviamo dentro. È l'aria nociva che respiriamo.

L'unica cura è l'educazione, quella emotiva prima di tutto, la consapevolezza. Perché chi commette un femminicidio non è solo un mostro, non è il bug nel sistema, è il rischio che tutti noi (lo Stato per primo) accettiamo quando scegliamo di non vedere, quando non ci sforziamo di capire cosa succede a tutte le potenziali Giulia Tramontano: puoi essere tu, posso essere io, possono essere le nostre sorelle, le nostre madri o le nostre colleghe le prossime a morire, perché nulla ci protegge dalla violenza bestiale, dall'ignoranza, se non un lento ma necessario processo di consapevolezza, se non impariamo insomma a chiamare le cose con il loro nome.

Sì, esiste la violenza brutale contro le donne, per il solo fatto che sono donne, e a commetterla il più delle volte sono gli uomini. Nonostante i dati sulla violenza di genere siano lì, nonostante le ricerche e i dossier lo dimostrino, c'è ancora chi fa fatica ad ammettere che in ogni ambito, dal mondo del lavoro alle dinamiche familiari, passando per le relazioni di coppia, ci sono ancora uomini che in modo più o meno esplicito, più o meno conscio, vorrebbero che la donna ricoprisse un ruolo inferiore all'interno della società. Perché da questi rapporti squilibrati di forza veniamo, e non ne siamo ancora usciti.

Ora, dicevamo, la proposta di La Russa è senza dubbio apprezzabile, se non altro perché quantomeno individua un colpevole, che nella maggior parte dei casi è un maschio, e una vittima, che nella stragrande maggioranza dei casi è femmina. È un primo punto di partenza, utile senza dubbio. Ci sono però alcuni punti da chiarire.

Uno. Ignazio La Russa, oltre ad avere lanciato la sua encomiabile iniziativa, ha anche suggerito un altro rimedio per far scendere il numero di femminicidi: "Credo che il rispetto per le donne debba partire dalle famiglie. Se un genitore vede il figlio che manca di rispetto a una ragazza, penso che debba tiragli un ceffone, forte. Se lo ricorderà". Ecco, ci preme ricordare al presidente del Senato che non si neutralizza la cultura della violenza e della sopraffazione con altra violenza e sopraffazione. Alla furia belluina non si può che rispondere con la ragione, con il dialogo, con un lavoro di sensibilizzazione che deve partire appunto dalle famiglie e proseguire nelle scuole, con corsi appositi.

Fino ad ora però la maggioranza non ha voluto prendere in considerazione per esempio il ddl sull'educazione emotiva e sessuale a scuola, proposto dal M5s, per introdurre un insegnamento specifico all'interno dell'ora alternativa in classe, a partire dalle scuole medie. Al contrario il governo ha tacitamente avallato, senza mai condannarla, una proposta come quella del comune di Cividale del Friuli, dove è stato distribuito un ospuscolo sessista che dava consigli anti-stupro alle ragazze delle scuole superiori, suggerendo alle giovanissime di non uscire da sole la notte, di non sorridere in modo ammiccante agli sconosciuti nei locali e non indossare abiti scollati o provocanti, così da evitare di attirare attenzioni indesiderate.

Dunque la seconda carica dello Stato, oltre a organizzare una grande mobilitazione maschile, si preoccupi anche di sostenere e promuovere una seria educazione sentimentale nelle scuole. Altrimenti non basta che un uomo si appunti per un giorno la medaglia del cittadino modello, se poi continua ad usare per esempio un linguaggio sbagliato e offensivo.

Due. Come ha giustamente ricordato l'ex presidente della Camera Laura Boldrini (Pd), ci vuole anche un po' di coerenza. Giusto e sacrosanto scendere in piazza contro la violenza sulle donne. E allora La Russa spieghi perché era tra coloro che esultavano nell'Aula di Palazzo Madama quando venne affossato il ddl Zan – legge che il presidente del Senato considerava "incostituzionale prima ancora che inopportuna e liberticida" – che invece sarebbe stato anche un anticorpo contro la misoginia, oltre che contro l'omotransfobia.

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Giornalista professionista dal 2014, a Fanpage.it mi occupo soprattutto di politica e dintorni. Sicula doc, ho lasciato Palermo per studiare a Roma. Poi la Capitale mi ha fagocitata. Dopo una laurea in Lettere Moderne e in Editoria e giornalismo ho frequentato il master in giornalismo dell'Università Lumsa. I primi articoli li ho scritti per la rivista della casa editrice 'il Palindromo'. Ho fatto stage a Repubblica.it e alla cronaca nazionale del TG3. Ho vinto il primo premio al concorso giornalistico nazionale 'Ilaria Rambaldi' con l'inchiesta 'Viaggio nell'isola dei petrolchimici', un lavoro sugli impianti industriali siciliani situati in zone ad alto rischio sismico, pubblicato da RE Le Inchieste di Repubblica.it. Come videomaker ho lavorato a La7, nel programma televisivo Tagadà.
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