Femminicidi, Nordio dice che in Italia arrivano migranti che percepiscono la donna come una cosa
"I numeri dei femminicidi sono drammatici e noi tutti siamo chiamati a interrogarci sulla efficacia delle misure adottate": con queste parola Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha iniziato la sua audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Il riferimento al femminicidio di Giulia Cecchettin è stato inevitabile. Il Guardasigilli ha sottolineato che il funerale della ventiduenne è stato straziante, così come è anche la situazione dei genitori di Filippo Turetta: "Ho parlato di Giulia, di quanto il funerale sia stato straziante. Ma dobbiamo metterci anche nei panni dei genitori dell'autore del reato che, secondo me, sono in una situazione straziante e straziata, quasi quanto quella dei familiari della vittima. Dobbiamo metterci nei loro panni dal punto di vista etico, perché per fermare questa strage dobbiamo occuparci degli uni e e degli altri, delle vittime e degli autori, e soprattutto delle loro famiglie".
Nordio ha parlato del patriarcato e di una cultura che "si è sedimentata nei millenni nell'animo dei maschietti". Secondo il ministro "è facile rimuoverla nelle classi più evolute, che hanno studiato, ma in altri settori è più difficile". Nonostante non ci siano dati secondo cui i femminicidi vengono commessi principalmente da particolari profili sociali- se non appunto quello del partner o dell'ex – Nordio parla dei migranti: "In questo momento arrivano in Italia persone abituate a concepire la donna come una cosa. Dal loro punto di vista un atteggiamento che noi riteniamo criminoso è quasi inesplicabile che venga punito. Sono problemi che si accumulano e sta al giudice cercare di risolverli con razionalità e buon senso".
Sul contrasto alla violenza di genere Nordio ha detto che il governo ce la mette tutta dal punto di vista delle leggi, "però a monte di tutto sta l’educazione, sta l’educazione al rispetto, sta l’educazione alla dignità, sta l'educazione alla libertà, sta l’educazione nel vedere in ciascun prossimo il riflesso di noi stessi". E ancora: "Soltanto quando avremo acquisito la piena consapevolezza che il nostro interlocutore siamo noi allo specchio allora avremo raggiunto quel grado di educazione, di libertà e di civiltà che, se magari non potrà mai eliminare il marchio di Caino della violenza iscritto nel codice dell'uomo, lo potrà ridurre".