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Federica Guidi: una (ex) ministra tutta d’un pozzo

L’inchiesta che ha portato alle dimissioni la ministra Guidi è forse la sfida più difficile per il governo Renzi: sempre di più il “cambiamento” proposto sembra soffrire dei soliti vizi della politica italiana. Favori, emendamenti che sono scambi personali e un atteggiamento da allegra combriccola non saranno facili da cancellare.
A cura di Giulio Cavalli
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C'è dentro tutto quello che fa più male a Renzi nell'inchiesta scoppiata oggi pomeriggio e che, c'è da scommetterci, terrà banco nei prossimi giorni: c'è il petrolio proprio nel momento in cui ci si impegnava a tenere basso l'argomento in vista del prossimo referendum, c'è quest'aria di allegra combriccola di "amichetti" al governo che si scambiano favori a forma di emendamenti e c'è la lobby dei petrolieri che certo non brilla per simpatia. Se ci fosse un ufficio comunicazione contro Renzi la notizia di oggi sarebbe un capolavoro; peccato che qui si tratta di magistratura, prove, fatti.

E questa volta sicuro non basteranno i fedelissimi twittaroli con un hashtag sferzante per buttare in cacciare un'indagine che per ora è solo all'inizio: i ben informati parlano di assunzioni clientelari, istituzioni locali e personalità politiche coinvolte. Del resto la Basilicata è da sempre la culla perfetta per un coagulo di affari e interessi tenuto attentamente a distanza dall'attenzione del resto d'Italia. Così succede che le parole tuonate in aula dal senatore M5S (ne parla Adriano Biondi qui) oggi suonano come una profezia: «Ci verrebbe allora da chiedere: ma la Total ha soffiato nell’orecchio di qualcuno, che è il Governo, e gli scrive un emendamento?».

Qui non si tratta semplicemente di un favore a livello personale per il compagno della ministra Guidi (cosa di per sé già abbastanza vomitevole, diciamolo) ma, come ha dichiarato oggi il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, "siamo di fronte a una organizzazione criminale di stampo mafioso, organizzata su base imprenditoriale". Anche dal punto di vista penale non sarà facile fingere che sia solo una leggerezza: intorno al petrolio si sono cucite le vicende peggiori di questo Paese e in nome del dio petrolio si sono consumati delitti, danni ambientali e indicibili accordi tra potenti.

Per questo Renzi sa bene che la macchia non si leva semplicemente con le dimissioni della ministra ma ora l'impresa è di apparire davvero indipendente dalle lobby che tengono sotto scacco il Paese: si era presentato come il nuovo, aveva promesso la rottamazione ma il suo governo si differenzia più per età anagrafica che una vera e propria diversità nei modi. Ora serve davvero un colpo di coda: le ombra che si addensano sulla Boschi (ma anche la condanna di Verdini e i diversi scandali che hanno coinvolto alcuni sottosegretari) non possono più essere considerate un accanimento dei gufi e delle opposizioni.

Ora resta da chiarire (e convincere gli elettori) che il "caso Guidi" sia un episodio e che davvero anche questo governo non sia un'accolita di amici e amici degli amici che mercanteggia il favore personale come arma di consenso politico. E qui non basteranno le slide, gli annunci, le foto in penombra: qui c'è da fare politica, ora.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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