FdI spiega il no a Von der Leyen: “Si è consegnata a Verdi e Sinistra, impossibile stare con loro”
Ursula von der Leyen avrà il suo secondo mandato da presidente della Commissione europea: lo ha confermato oggi il Parlamento europeo, con 401 voti favorevoli. In una giornata centrale per la politica europea dei prossimi cinque anni, il voto su von der Leyen ha unito Popolari, Socialisti, liberali di Renew Europe e Verdi. Chi invece si è tirato indietro, dopo settimane di trattative, è Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni non ha annunciato cosa avrebbe votato prima e nemmeno durante lo scrutinio segreto, ma solo a cose fatte. Dopodiché, il co-presidente dei Conservatori europei Nicola Procaccini e il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza (i due uomini forti dello schieramento di Meloni in Europa) si sono presentati davanti ai giornalisti spiegando questa decisione.
"Normalmente si mette il cappello sulle vittorie, noi facciamo il contrario. Onestamente, ammettiamo di aver votato contro", ha iniziato Procaccini. "Ma d'altra parte per noi votare a favore della von der Leyen avrebbe significato andare contro alcuni nostri principi". Il tema della "coerenza", rivendicata anche da Meloni stessa, è stato centrale. Ha insistito Fidanza: "La piattaforma politica" di von der Leyen "alla ricerca di un consenso a sinistra allargato fino ai Verdi", ha "reso impossibile un nostro sostegno a una sua riconferma perché riteniamo che non venga dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno".
Insomma, "coerentemente con quello che abbiamo sempre detto in campagna elettorale e non solo, difficilmente potevate pensare che FdI si sommasse a una maggioranza che comprende oggi i Socialisti e i Verdi". A chi chiedeva se i FdI non avesse sbagliato strategia, cercando un punto di incontro con la presidente della Commissione per poi tirarsi indietro, Procaccini ha risposto: "Se la presidente von der Leyen ha voluto andare incontro ai Verdi, non possiamo impedirle di farlo".
"È un paradosso", ha continuato polemico il co-presidente dei Conservatori: "I maggiori sconfitti delle elezioni europee (ovvero Verdi, i Socialisti come Timmermans che in tutta Europa vengono indicati al pubblico ludibrio, ma anche i liberal che sono stati affondati dal partito di Macron) sono coloro che hanno preso in mano il destino di Ursula von der Leyen. Si è consegnata a loro".
Pressato dal cronista di Fanpage.it – dopotutto, dire che i gruppi "sconfitti alle elezioni" hanno eletto la presidente che volevano non è un'ammissione di non essere quasi riusciti a ‘toccare palla' sul tema? – Procaccini ha ribattuto: "Non è una partita di pallone. È chiaro che il Partito popolare europeo [il gruppo di centrodestra, di cui fa parte anche Forza Italia, ndr] in questa legislatura ha un ruolo baricentrico. Però è un fatto di numeri: sono aumentati in maniera esponenziale i parlamentari sul lato destro del campo, se usiamo la metafora calcistica". Quindi, ha ragionato, "nel merito delle singole questioni ci sarà molta possibilità per noi di affermare il nostro punto di vista".
Fidanza ha concordato: "Oggi Ursula von der Leyen sull'immigrazione ha detto parole non troppo dissimili da quelle che Giorgia Meloni dice, e da quello che è stato fatto negli ultimi mesi su input del governo italiano. Noi questo lo valutiamo positivamente, è un punto di condizionamento dell'agenda già avvenuto da parte dell'Italia, del governo e della destra italiana". Tuttavia questo "non è stato sufficiente, perché di contro negli impegni programmatici della von der Leyen abbiamo ritrovato un rafforzamento ulteriore delle politiche green con dei nuovi impegni – peraltro difficilmente sostenibili sul piano economico – e tante altre cose che hanno sbilanciato troppo il piano verso una sinistra rosso-verde, che naturalmente noi riteniamo non possano essere i nostri compagni di strada in questa fase".
In ogni caso, entrambi hanno chiarito che il voto di Fratelli d'Italia non cambierà i rapporti tra il governo italiano e l'Unione europea: "L'Italia è uno dei Paesi principali, ha uno dei governi più stabili d'Europa, è un interlocutore prezioso e necessario. Badate bene che i numeri del Consiglio europeo e i numeri della Commissione europea saranno diversi da quelli di cinque anni fa", ha detto Procaccini. Infatti, "i governi, a differenza di cinque anni fa, sono prevalentemente di centrodestra". Mentre, ha proseguito Fidanza, "la Commissione europea e i singoli commissari dovranno inevitabilmente farei conti con dei numeri che in quest'Aula, per quanto si possa negarlo come si cerca di fare dal 9 giugno, sono inevitabilmente spostati maggiormente verso il centrodestra e la destra".