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Manovra 2025

FdI prova a infilare in Manovra la legge anti-Renzi: tetto ai pagamenti dall’estero per i parlamentari

Tra gli emendamenti alla legge di bilancio 2025 ce n’è uno che crea un nuovo limite per molte cariche politiche, inclusi i parlamentari: diventerebbe vietato ricevere più di 50mila euro all’anno da soggetti che hanno la sede legale all’estero. A essere colpito – tra gli altri – sarebbe anche il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi.
A cura di Luca Pons
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Fratelli d'Italia prova a colpire Matteo Renzi (tra gli altri) con un nuovo emendamento alla manovra 2025. Tra le migliaia di modifiche proposte al testo, infatti, una prevede di creare un nuovo limite per membri del governo, parlamentari, presidenti di Regione ed eurodeputati: stop ai pagamenti dall'estero, con una soglia massima di 50mila euro lordi all'anno. La norma non è del tutto nuova: una proposta simile era arrivata anche da parti dell'opposizione in passato. Ma questa volta è la maggioranza a portarla avanti.

L'emendamento, a prima firma della deputata Alice Buonguerrieri, interviene sull'articolo 111 della legge di bilancio e propone direttamente di aggiungerne uno nuovo, il 111 bis. Il titolo del nuovo articolo riassume la sostanza: "Stati esteri e parlamentari: Norma su conflitti d'interesse e onorificenze".

Il riferimento a Renzi è talmente chiaro che da Italia viva è arrivata una replica: "Facciano pure. Siamo sempre stati dubbiosi sull'efficacia di chi vuole fare leggi ad personam. O presunte tali. Ma per noi nessun problema: non proporremo nessuna modifica a questo testo. Se pensano che sia legittimo e costituzionale, facciano pure".

La nuova legge, se l'emendamento fosse approvato, riguarderebbe "i componenti del governo, i parlamentari della Repubblica, i presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e di Bolzano, e i membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia". Insomma, la quasi totalità dei politici italiani di alto livello. E ovviamente in questo elenco ricadrebbe anche Renzi, senatore con il suo partito Italia viva.

Questo soggetti, si legge nell'emendamento, non potrebbero "percepire compensi annui lordi superiori, complessivamente, ad euro 50mila", se arrivano da "attività di qualsiasi tipo" svolte per "soggetti non aventi sede legale nel territorio dello Stato". Ci sono delle ovvie eccezioni, ad esempio se il pagamento deriva dalle attività "svolte nell’esercizio dei propri compiti istituzionali".

Ciò che invece resta ampiamente incluso sono le consulenze, i discorsi pubblici, i ruoli all'interno di commissioni e board di fondazioni. Tutte attività e incarichi che Renzi ha svolto e ricoperto in passato, e che continuano – almeno a quanto risulta – a costituire una parte delle sue entrate annuali.

Nel 2022, Renzi ha incassato 3,2 milioni di euro, stando alla sua dichiarazione dei redditi. All'inizio di quell'anno, molte fonti di stampa avevano riportato che l'ex presidente del Consiglio avrebbe incassato complessivamente oltre un milione di euro tramite consulenze e attività legate all'Arabia Saudita. Attività del tutto legittime, come lo stesso Renzi aveva sottolineato. Ma che potrebbero non esserlo più a partire dall'anno prossimo.

Come detto, non è la prima volta che il tema del conflitto d'interessi viene sollevato e il nome di Renzi finisce al centro del dibattito. Nel 2021 il Movimento 5 stelle spinse per una legge che normasse la questione. E anche Carlo Calenda, in passato, ha chiesto che una legge sul conflitto di interessi regolasse la situazione dei parlamentari – come Renzi – che ricevono grandi somme dall'estero.

In questo caso però l'iniziativa è partita da una forza di maggioranza, e l'emendamento alla legge di bilancio è già depositato. Se l'iter continuerà senza intoppi, potrebbe essere la ‘volta buona' per chi negli scorsi anni aveva chiesto una norma simile.

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