Fassino contro la polemica sugli stipendi d’oro: “In questo Paese ormai non si può più ragionare”
"Ho fatto un'operazione di verità. Ho detto ai miei colleghi che quello che percepiamo è lontano dalle cifre spropositate che spesso vengono comunicate. Sono stato ingenuo, ho pensato che si potesse ragionare. Invece in questo Paese ormai è diventato difficile ragionare". Piero Fassino, deputato del Pd al centro di forti polemiche, commenta così al Tg1 il suo intervento di ieri alla Camera in cui ha affermato che il compenso dei deputati sia corretto, ma non abbastanza alto da meritarsi la definizione di "stipendio d'oro".
Il dem ha chiesto la parola in Aula mercoledì dopo il dibattito sul taglio dei vitalizi e ha affermato: "Uno dei luoghi comuni della campagna che si sviluppa è che i parlamentare godono di stipendi d'oro. Io ho qui con me il cedolino di luglio 2023", e "fatti tutti i giusti prelievi, l'indennità netta è di 4.718 euro al mese. Sono una buona indennità, e va bene così, ma non sono degli stipendi d'oro", ha concluso, scatenando una serie di critiche.
L'intervento è stato contestato da varie parti, anche perché il piemontese non ha tenuto conto di tutte le altre entrate che compongono il vero stipendio di un parlamentare. Considerando la diaria e tutti i rimborsi disponibili, le entrate nette possono arrivare a 13.971,35 euro ogni mese.
Fassino si è difeso questa mattina, sul Corriere della Sera, rendendo conto delle sue spese. Ad esempio il fondo per l'attività parlamentare da 3.610 euro al mese, che viene "interamente assorbito dai compensi dei miei due collaboratori". E anche la diaria da 3.500 euro al mese circa, devoluti "al Pd nazionale e veneto nella misura di 2.500 euro" e per il resto usati per pagare "trasferte, abbonamenti ai giornali, iniziative politiche". "Domani sarò nel mio collegio, a Venezia, e non è che l'albergo è gratis", ha aggiunto.
Anche la segretaria del Pd Elly Schlein ieri ha preso le distanze, sottolineando che Fassino parlava a titolo personale e che il partito continuerà a combattere per ottenere l'introduzione del salario minimo. Oggi il deputato ribadisce: "Avevo già detto che parlavo a titolo personale". E per quanto riguarda la polemica sugli stipendi d'oro, l'unico obiettivo era fare una "operazione di verità", dato che le cifre citate nel dibattito sui compensi dei parlamentari spesso sono "spropositate" rispetto alla realtà. Il ragionamento di Fassino è che se il lavoro di parlamentare richiede continui spostamenti, e l'assunzione di uno staff, oltre al soggiorno a Roma e altri obblighi lavorativi, è giusto che la paga riconosciuta permetta di affrontare tutte queste spese. E contestare la cifra è un esempio di "populismo".
Sapendo già tutte le polemiche che ne sono scaturite, ripeterebbe l'intervento? Fassino su questo punto risponde scoraggiato ai microfoni del Tg1: "Sono stato ingenuo", afferma. Non perché l'intervento fosse calibrato male, ma perché si aspettava una reazione diversa, più aperta al confronto: "Ho pensato che si potesse ragionare. Invece in questo Paese ormai è diventato difficile ragionare", conclude il dem.