Se un uomo uccide è un criminale, e l'omicidio finisce in cronaca nera. Ad esempio l'uomo che ha ucciso Pamela Mastropietro, a Macerata, qualche giorno fa.
Ma se la motivazione di un omicidio (o di un tentato omicidio) risiede nell'ideologia dell'assassino, il fatto non è più solo criminale, cronaca nera, evento isolato, ma diventa politico. Vale per i terroristi dell'ISIS, ad esempio, o per il fascista Luca Traini che oggi ha sparato da un'auto contro alcune persone straniere.
Per questo sbaglia Matteo Salvini quando scrive "la violenza è sempre da condannare". Perché utilizza il principio per nascondere il fatto: Luca Traini non ha provato a uccidere solo in quanto criminale. Luca Traini ci ha provato in quanto fascista e perciò criminale.
Questo significa che tutti i fascisti d'Italia, che tutti coloro che si riconoscono nel dittatore con il mento all'insù, che tutti coloro che salutano con il braccio destro teso, sparano sulle persone? Evidentemente, no. Altrettanto
evidentemente, però, professano idee per le quali l'opzione violenta siede nel novero delle risposte possibili, dando così da mangiare a quel clima di odio per cui, poi, ogni tanto qualcuno prende una pistola e spara al primo colore di pelle diverso dal rosa.
Lo stesso odio coccolato da ogni dichiarazione sui "taxi del mare", i "clandestini a casa loro a calci nel culo" o "prima gli italiani". Le parole di Luca Traini o di Matteo Salvini. La retorica spiccia in cui si usa il piè di porco
della paura per cercare consenso livellando il ragionamento a livello menzogna.
Dico anche qualcosa in più: se il tuo agire si nutre di un'idea che si basa sulla negazione di tutte le altre, quella non è più un'idea, è fascismo. Fascismo e antifascismo non sono due idee diverse. Antifascismo è il fondamento
da cui provare ogni giorno a costruire la democrazia, fascismo è dare fuoco alla casa provando a scardinarne le fondamenta.
Per questo è necessario impedire a chi si riconosce in quell'ideologia di essere parte attiva della vita politica di questo Paese, e non candidarlo (questo è proprio il minimo) alle elezioni come ha fatto la Lega con Luca Traini. Perché chiariamo un punto: Luca Traini non è stato candidato e poi si è scoperto che era fascista, Luca Traini è stato candidato in quanto agiva, si raccontava e si professava fascista. Aveva pure tatuato in faccia il simbolo di Terza Posizione, non è che non l'avessero visto, l'hanno candidato perché l'avevano visto.
Viviamo tempi difficili, c'è una marea nera di odio, lì fuori. Ma la marea, come tutti i fenomeni, passerà. Quanto tempo ci vorrà, e quali danni lascerà dipenderà però da noi, oggi, quanto entusiasmo ci metteremo nel nostro incedere quotidiano, quanto bene vorremo alla Storia, e quanto ce ne vorremo (anche) fra noi.