Fantinati (M5S): “Senza vincolo di mandato i cittadini si ritrovano governi eletti da nessuno”
In questi giorni molto si sta parlando della cosiddetta fronda di dissidenti del Movimento 5 Stelle, legata all'ala più ortodossa del partito e vicina al presidente della Camera Roberto Fico. Al Senato sono cinque i dissidenti che ora rischiano l'espulsione o la sospensione dal Movimento 5 Stelle. I senatori La Mura, Nugnes, De Falco, Fattori e Mantero si sono infatti rifiutati di votare la fiducia all'esecutivo M5S-Lega perché in disaccordo con il licenziamento del Dl sicurezza voluto da Matteo Salvini e nelle fasi conclusive dell'iter di approvazione a Palazzo Madama sono usciti dall'Aula in segno di protesta.
Anche alla Camera, però, esiste una fronda più nutrita di dissidenti grillini: pochi giorni fa, una pattuglia di 18 deputati pentastellati ha inviato una lettera-appello al capogruppo D'Uva chiedendo l'apertura di un confronto interno sul dl sicurezza e la possibilità di presentare alcuni emendamenti volte a modificare alcune parti del testo licenziato da Palazzo Madama.
Nella giornata di ieri, le deputate Sarli e Sportiello, tra le firmatarie della lettera nonché membri della Commissione Affari Sociali che dovrebbe fornire a breve un parere proprio sul dl sicurezza, sono state sostituite in commissione, una sostituzione che in molti considerano una sorta di epurazione. Il Movimento 5 Stelle respinge ogni accusa, però, e sostiene si tratti di sostituzione temporanea che nulla ha a che fare con una presunta punizione per le dissidenti.
Insomma, come più volte ribadito, i portavoce rappresentanti degli elettori non dovrebbero discostarsi dalla linea maggioritaria del partito e per questo motivo il Movimento 5 Stelle si sempre detto favorevole al vincolo di mandato. Per affrontare in maniera approfondita l'argomento dissidenti e vincolo di mandato, Fanpage.it ha raggiunto telefonicamente il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Mattia Fantinati.
Sottosegretario Fantinati, in questi giorni si sta parlando molto dei cosiddetti dissidenti del Movimento 5 Stelle ed è ritornato in auge il dibattito sul vincolo di mandato. Lei ha più volte dichiarato di essere favorevole all'introduzione di questo vincolo, immagino anche alle relative sanzioni da comminare a chi si sottrae.
Beh, guardi, per quanto riguarda il caso attuale, le sanzioni eventualmente le commineranno i probiviri, ma al vincolo di mandato io sono favorevole. Per noi è uno strumento importante, tanto che è stato inserito nel contratto di governo. I portavoce eletti con il Movimento 5 Stelle devono rispettare la volontà degli elettori, soprattutto in una situazione come la nostra, con questa legge elettorale che non permette di esprimere una preferenza, i cittadini non votano una persona, ma votano un partito o un movimento che rappresenta un programma e quindi chi si discosta dalla linea di quel partito o movimento in sostanza sta tradendo gli elettori. Nella storia, poi, soprattutto i governi precedenti a questo, da Monti a Letta a Renzi, sono stati creati in provetta grazie ai cambi di casacca e alla costituzione di gruppi diversi che i cittadini non conoscevano e non avevano votato, gli elettori si sono ritrovati governi eletti da nessuno. Quindi diciamo che dobbiamo come politici rispettare al massimo il mandato concesso dagli elettori e attuare il programma proposto. Nel nostro caso, poi, le dirò anche di più: l'accordo di governo è stato votato da oltre il 94% dei nostri iscritti, quindi ancora di più credo non abbia alcun senso fare il dissidente.
A differenza della Lega che appare più compatta, il Movimento 5 Stelle è formato da due anime contrapposte, quella più istituzionale e quella più ortodossa che appoggia con riserva l'alleanza di governo con il Carroccio. Non crede che il vincolo di mandato vada a ledere il confronto interno al partito e anzi possa essere utilizzato come grimaldello per tacitare chi dissente?
Attenzione, il confronto interno esiste sempre all'interno del nostro gruppo. È successo, per esempio, che qualche volta io stesso fossi scettico su certe decisioni del mio gruppo parlamentare, io allora ho portato le mie ragioni in assemblea e ho cercato di convincere i miei colleghi della validità delle mie argomentazioni, ma sono andato a votare al contrario. Io faccio parte di un gruppo, posso anche portare la mia visione e discutere internamente – naturalmente non stiamo parlando dei contenuti del contratto di governo che sono stati già approvati dagli iscritti – ma nel momento in cui la mia linea non diventa quella maggioritaria, io voto quello che decide il gruppo dopo il confronto interno ed è proprio questo che fa sì che il Movimento 5 Stelle sia un gruppo compatto e coeso.
Quindi secondo lei il vincolo di mandato non è altro che un rispettare il volere degli elettori?
Assolutamente sì, soprattutto con questo tipo di legge elettorale che non permette agli elettori di esprimere le preferenze. E allora gli elettori hanno votato che cosa? Un programma politico, dunque chi è stato eletto deve rispettare il più possibile il programma che gli ha permesso di diventare deputato o senatore.
Recentemente è stato in Germania per studiare il comparto della Pubblica Amministrazione tedesco e prendere spunto da apportare a quello italiano. Che cosa è emerso dal confronto?
Noi stiamo conducendo un progetto di diritto comparato e dunque stiamo valutando i sistemi presenti in Germania, in Spagna, Regno Unito e Francia per cercare di condividere le best practice e allo stesso tempo cercare di fare "Knowledge sharing" in modo tale da riuscire ad ottenere soluzioni condivise. Ci sono Paesi che effettivamente hanno implementato soluzioni interessanti e lo scopo di questo studio è di confrontare i diversi sistemi e prendere da ognuno di essi le pratiche migliori. Molto spesso mi sento dire che all'estero funziona tutto e in Italia invece va tutto male, allora è giusto prendere a andare a guardare come lavorano altrove. Mi sono accorto però che non è poi così vero quello che si dice. In Germania ho incontrato il ministro per la digitalizzazione Baer, poi ho incontrato il sottosegretario agli Interni, e anche tanti imprenditori italiani nell'ambito della digitalizzazione. In Germania entro il 2022 implementeranno un grosso programma per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e trovo sia un bel programma, è un grosso progetto. Qualcuno dice che è fattibile, altri invece sostengono che i tempi siano troppo stretti, però nel mentre ci siamo confrontati sui temi e sulle varie tecnologie di digitalizzazione.