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Family Day: lo spazio comune delle destre

Il Family Day come spazio comune delle destre, che si riescono a ritrovare assieme solo sui temi etici e i valori “non negoziabili”. Forze d’ispirazione cattolica o laica tutti insieme in difesa della Tradizione e contro la “teoria del gender”.
A cura di Valerio Renzi
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Al Circo Massimo a Roma si è svolta una manifestazione che, se farà discutere sulla reale consistenza dei numeri, appare senza dubbio come un evento significativo nel dibattito pubblico del paese. Contro il Ddl Cirinnà è sceso in campo uno schieramento quanto mai eterogeneo: parrocchie e scout e cattolici oltranzisti, esponenti di forze politiche moderate accanto a praticamente tutte le formazioni di estrema destra. La Cei è in seconda fila, le gerarchie non si espongono di fronte alla paura di eccessi omofobi ed estremisti, che non sarebbero in grado di giustificare, ma benedicono l'iniziativa.

Sembra che proprio sul terreno dei valori “non negoziabili”, in tema di diritti civili e di difesa della “famiglia tradizionale”,  abbiano trovato un terreno comune le destre nel nostro paese. Uno spazio ideologico, culturale e non una alleanza politica, in grado di costruire un variegato fronte reazionario che lancia la sua sfida di egemonia sulla società, o almeno su parte di essa. Domani qualcuno sui giornali parlerà di una “maggioranza silenziosa”, del “paese profondo”, che ha fatto sentire la sua voce contro la cultura dominante e i media, in mano a vecchi sessantottini o alle lobby “omosessualiste”.

Con la fine della Prima Repubblica, venuta meno “l'unità dei cattolici” nel voto democristiano, la Cei e le gerarchie ecclesiastiche hanno cambiato strategia per mantenere il loro peso nella società e nella politica italiana. Ciclicamente così il fronte confessionale, trasversale alle forze politiche, si ricompatta e viene chiamato a mobilitarsi, in parlamento e fuori, sui “temi etici” (eutanasia, aborto, matrimoni e adozioni omosessuali, unioni civili, utilizzo delle cellule staminali). La Cei e la Chiesa non rinunciano così a far sentire il proprio nel paese, inscenando battaglie ideologiche che sembrano avere più il senso di ricompattare il proprio mondo che non la speranza di bloccare processi che, presto o tardi, faranno il loro corso anche normativo in una società ampiamente laicizzata.

Ma in piazza c'erano anche moltissime forze laiche, che alle sirene di Santa Romana Chiesa non rispondono necessariamente con disciplina. Da Casa Pound alla Lega, da Fratelli d'Italia al fronte delle associazioni che si battono contro la “teoria del gender”, c'è chi è andato in piazza soprattutto per difendere la Tradizione. Una tradizione con la “t” rigorosamente maiuscola, fondamento della sovranità e dell'identità nazionale. Quando Salvini o chi per lui inscena una crociata in difesa del Presepe nelle scuole, non lo fa per difendere il simbolo religioso ma quello della Tradizione. Così anche la famiglia diventa Tradizionale e va difesa dal relativismo e gli abomini della contemporaneità, allo stesso modo con cui il profilo demografico del paese non deve diventare un melting pot all'americana, e quindi va difeso “dall'invasione” dei migranti.

Corollario della difesa della famiglia Tradizionale è la crociata contro l'ideologia gender, inventata ad hoc per contrastare i corsi di educazione sentimentale e alla differenza, presentati come un piano della “lobby omosessualista” per corrompere i figli e destituire i fondamenti della società cominciando dalla base: la mente delle future generazioni. Chi abbia ordito questo piano non è dato bene saperlo: il complottismo, in cui un nemico non meglio determinato e occulto (massoni, ebrei, socialisti e ora anche omosessuali, meglio se combinati con gli altri caratteri) tira le file del mondo, è un carattere tipico delle culture di destra anche da prima dell'affaire Dreyfus.

D'altronde la Chiesa sembra cavalcare ben volentieri chi grida all'allarme e alla manipolazione dei bambini tramite la teoria del gender. Lo stesso Papa Francesco, presentato da più parti come espressione progressista e “sociale” della Chiesa, così ha risposto sull'argomento “gender” interrogato niente di meno che da Famiglia Cristiana: “Entrano in un popolo con un'idea che niente ha che vedere con il popolo; sì, con gruppi del popolo, ma non con il popolo, e colonizzano il popolo con un'idea che cambia o vuole cambiare una mentalità o una struttura. Durante il Sinodo i vescovi africani si lamentano di questo, come che per certi prestiti si impongano certe condizioni. Io dico soltanto quello che ho visto. Perché prendono proprio il bisogno di un popolo o l'opportunità di entrare e farsi forti per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso: pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana”.

Ora che anche Bergoglio ha benedetto la crociata contro la teoria del gender si può stare più tranquilli, fianco a fianco nella stessa piazza, neofascisti, integralisti, alfieri dello scontro di civiltà e le famiglie della scampagnata della domenica venute con il pullman della parrocchia.. Uno spazio ideale per la destra dove trovarsi assieme, ideologicamente e appassionatamente.

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