Facebook chiude i profili, CasaPound minaccia azioni legali: “Grave discriminazione, ci risarcisca”
Dopo le polemiche scaturite dalla chiusura degli account ufficiali Facebook e Instagram di CasaPound e Forza Nuova, perché non erano considerati in linea con la policy e l'ideologia del colosso dei social, i due partiti di estrema destra minacciano azioni legali contro la piattaforma. La chiusura delle pagine di decine di militanti sono state cancellate senza preavviso nel primo pomeriggio di lunedì.
CasaPound parla ora di grave discriminazione e diffida Facebook a riattivare immediatamente l'account ufficiale del movimento, entro 48 ore. Se ciò non avverrà partirà un'azione legale, anche per ottenere il risarcimento dei danni subiti. La disattivazione della pagina dell'Associazione è stata "improvvisa e ingiustificata", sostiene il movimento nella diffida, nella quale sottolinea anche che l'account ufficiale di CasaPound Italia "è sempre stato utilizzato nel rispetto delle ‘condizioni d'uso' di Facebook e delle leggi in materia e non ha mai violato questi principi né ha mai diffuso odio".
Per questo motivo, secondo Cpi, la condotta di Facebook costituisce una "grave violazione" che "impedisce senza alcuna giustificazione l'esercizio di diritti fondamentali", oltre a integrare una "violazione delle disposizioni in materia di privacy e di proprietà intellettuale" che priva il movimento "della disponibilità di contenuti che sono di nostra esclusiva proprietà".
"Ci hanno cancellato tutte le pagine Facebook, a cominciare da quella CasaPound Italia con 280mila iscritti e proseguendo con quelle di tutte le realtà a noi collegate: Blocco Studentesco, Solid, addirittura quella dell'associazione disabili ‘Impavidi Destini'. È stato disabilitato il nostro account su Instagram e centinaia di profili di militanti, simpatizzanti, iscritti. Si tratta di un gravissimo atto discriminatorio commesso nei nostri confronti – ha denunciato CasaPound – un gesto che dovrebbe far riflettere chiunque abbia ancora a cuore la libertà di espressione nel nostro Paese".
La domanda che i diretti interessati ed esperti di media si stanno adesso ponendo è la seguente: può una piattaforma privata stabilire la chiusura dei contenuti che circolano al suo interno? Il vicepresidente di CasaPound Simone Di Stefano ha commentato così: "Ringrazio quei direttori di grandi quotidiani (non certo sovranisti), che hanno compreso il vero tema legato alla cancellazione di CasaPound e altre migliaia di account da Facebook. I social media seppur privati vanno regolamentati dallo Stato. Proporremo una legge per farlo", ha scritto su Twitter.