video suggerito
video suggerito

Extraprofitti, anche Salvini vuole tassare le banche: “Non sono stato eletto per difenderle”

Per il vicepremier la discussione su una possibile tassa sugli extraprofitti delle banche va affrontata. “L’imprenditore rischia di suo. Le banche non rischiano niente, sono coperte dallo Stato”, spiega il leader della Lega.
A cura di Giulia Casula
76 CONDIVISIONI
Immagine

Anche per Matteo Salvini la discussione su una possibile tassa sugli extraprofitti delle banche va affrontata. "È giusto che una parte di quei guadagni venga reinvestita in pubblica utilità", dice il leader della Lega.

La ragione è presto detta. "L'imprenditore rischia di suo. Le banche non rischiano niente, sono coperte dallo Stato", spiega Salvini intervistato da Il Giornale. "Le banche non fanno impresa. Hanno guadagnato 40 miliardi di euro…Un'impresa che ha una buona parte dei profitti garantiti dallo Stato e guadagna 40 miliardi più del previsto è giusto che una parte di quei guadagni li reinvesta in pubblica utilità", prosegue.

Nelle scorse settimane, sia dal Carroccio che da Fratelli d'Italia era arrivata l'apertura a ragionare sull'idea di un contributo solidale da parte degli istituti di credito, pari all'1-2% degli utili extra guadagnati negli ultimi 12 o 24 mesi. In sostanza, si tratterebbe di un prelievo straordinario i cui criteri andrebbero concordati tra l'esecutivo e le banche.

La questione però, com'era già accaduto un anno fa, divide la maggioranza, con Forza Italia fortemente contraria a una misura di questo genere.  Secondo il vicepremier Antonio Tajani infatti, il rischio di una tassa sugli extraprofitti è quello di "danneggiare le banche di prossimità e creare incertezza sui mercati a danno dell'Italia".

La posizione dell'alleato azzurro non sembra preoccupare più di tanto il capo del Carroccio. "A qualcuno in maggioranza non piace? Mi dispiace. Non sono stato eletto per difendere le banche", chiosa. E su questo nega che ci siano stati contrasti con Giancarlo Giorgetti: "Mai stati cosi d'accordo, dice".

D'altronde era stato il ministro dell'Economia stesso, qualche giorno fa, a richiamare tutti a concorrere ed essere pronti a fare dei "sacrifici", in uno "sforzo che tutto il sistema Paese deve fare: privati, piccole, medie e grandi aziende". Il titolare del Mef aveva allargato il discorso ad altri soggetti oltre le banche, ma è chiaro che gli istituti, anche in virtù degli enormi profitti guadagnati negli ultimi anni, possano risultare tra i primi a esser chiamati al sacrificio.

Secondo le stime della Federazione autonoma bancari italiani infatti, gli utili extra ricavati dalle banche sono stati di circa 22 miliardi nel 2022, 40 miliardi nel 2023, fino a salire a 50 miliardi nel 2024. Ricavi su cui gli istituti di credito pagherebbero delle imposte abbastanza basse, pari al 20%, rispetto a quanto versato da aziende e privati secondo il rapporto di Unimpresa.

Qualche giorno fa, l'Associazione bancaria italiana è parsa disponibile ad avviare un confronto con il governo sull'ipotesi di una tassa ma ad alcune condizioni. La misura dovrà essere "temporanea, predeterminata e con effetti esclusivamente finanziari". Il patrimonio e i bilanci degli istituti andranno salvaguardati "senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche" che operano in Italia.

76 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views