Processo Ex Ilva, condannati fratelli Riva a 22 e 20 anni e Vendola a 3 anni e mezzo in primo grado
Un processo di cinque anni, una camera di consiglio di oltre dieci giorni. Alla fine la sentenza sul processo ‘Ambiente svenduto’ sull’ex Ilva è arrivata, con condanne a tre anni e mezzo per Nichi Vendola, a 22 anni per Fabio Riva e a 20 anni per Nicola Riva, questi ultimi ex proprietari e amministratori dello stabilimento di Taranto, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel procedimento sull'inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. I giudici si sono riuniti nel complesso delle scuole sottufficiali della Marina militare a San Vito e sono arrivati alla sentenza dopo una camera di consiglio durata oltre 10 giorni: il collegio si è ritirato per decidere la sera del 19 maggio, dopo la repliche dell’accusa e della difesa. A leggere il dispositivo è stata la presidente della Corte d’assise, Stefania D’Errico.
Confiscati gli impianti
La Corte d’Assise di Taranto ha disposto anche la confisca degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto per il reato di disastro ambientale imputato alla gestione Riva, così come era stato chiesta dai pm. La misura è nel dispositivo di sentenza letto stamattina in aula dal presidente Stefania D’Errico.
Processo ex Ilva, le richieste dell’accusa
Il pm Mariano Buccoliero aveva chiesto 35 condanne. In particolare aveva chiesto 28 anni di reclusione per Fabio Riva, ex amministratore e proprietario Ilva; 28 anni chiesti anche per Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto, e per Girolamo Archinà, consulente dei Riva incaricato di relazioni istituzionali. Per Nicola Riva, fratello di Fabio, la richiesta era di 25 anni. Inoltre sono stati chiesti anche 20 anni di reclusione per Adolfo Buffo, ex direttore del siderurgico di Taranto. Per l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, sono stati chiesti 5 anni. Quest'ultimo è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. In totale le richieste rappresentavano, nel complesso, condanne per 400 anni.
Il processo Ambiente svenduto a Taranto
Il processo di Taranto è ripartito nel 2016, dopo che la prima fase è stata annullata alla fine del 2015 per errori nei verbali dell’udienza preliminare. Il primo processo si era aperto dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico di Taranto, con gli arresti avvenuti a partire dal luglio del 2012. Molti soggetti si sono costituiti come parte civile, avanzando una richiesta di risarcimento da circa 30 miliardi. Il processo ‘Ambiente svenduto’ è incentrato sui reati di associazioni a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. In totale gli imputati sono 47, di cui 44 soggetti e tre società: Ilva in amministrazione straordinaria, Riva Forni elettrici ed ex Riva Fire.