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Ex Ilva, ArcelorMittal mette sul piatto un miliardo di euro per lasciare Taranto

Il colosso industriale franco indiano ArcelorMittal avrebbe offerto al governo italiano un miliardo di euro per lasciare Taranto, mentre l’esecutivo chiederebbe circa il doppio. La trattativa è dunque arrivata a un punto di svolta e i prossimi giorni saranno determinanti per comprendere le sorti dello stabilimento siderurgico.
A cura di Davide Falcioni
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La trattativa tra il governo italiano e ArcelorMittal è arrivata a un punto di svolta. La multinazionale avrebbe proposto all'esecutivo la definitiva risoluzione di ogni rapporto sulla vicenda ex Ilva mettendo sul piatto il pagamento di un miliardo di euro a condizione di abbandonare gli impianti a Ilva entro aprile. Lo riportano alcuni quotidiani che parlano di una lettera che sarebbe stata inviata dai vertici della società al Ministero per lo Sviluppo Econimico, il quale, tuttavia, avrebbe chiesto circa il doppio della somma offerta. Alla cifra ArcelorMittal arriverebbe mettendo assieme i 500 milioni per lo svuotamento del magazzino, la fideiussione di 90 milioni intestata a favore dell'Ilva a garanzia del pagamento dei canoni di fitto (15 milioni al mese), la rinuncia agli investimenti ambientali finora sostenuti (altri 400 milioni). La cifra sarebbe però ancora distante dalle richieste del governo, che pretenderebbe dalla multinazionale altri 850 milioni: le mancate manutenzioni per 350 milioni e la penale per la risoluzione anticipata del contratto (altri 500 milioni).

Tra i vertici di ArcelorMittal e il governo italiano sarebbe sarebbe maturata la convinzione un'exit strategy converrebbe a entrambi: la società potrebbe lasciare Taranto, mentre l'esecutivo riuscirebbe a salvare il polo siderurgico garantendo – grazie al coinvolgimento di enti finanziari e tecnici come Cdp, Snam, Saipem e Fincantieri – l'occupazione di migliaia di lavoratori. ArcelorMittal, dal canto suo, uscirebbe da un "bagno di sangue economico" (il primo anno di Ilva sarebbe costato un miliardo di euro) e da una situazione pessima, con rapporti all’interno e all’esterno degli stabilimenti ormai ingestibili e distanti anni luce dal clima di relativa fiducia con la quale la multinazionale fu accolta a Taranto dopo gli anni di gestione commissariale.

Mercoledì scorso il colosso franco-indiano aveva fatto sapere i suoi piani per lo stabilimento di Taranto prevedendo 4.700 esuberi, di cui 2.891 già nel 2020. Dopo i primi esuberi nel 2023 se ne sarebbero aggiunti altri circa 1.800. L'organico dell'acciaieria passerebbe così dai 10.789 occupati del 2019 ai 6.098 del 2023. A riferirlo fonti presenti al tavolo in corso al Mise sull'ex Ilva di Taranto.

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