Ex candidato M5S arrestato per associazione mafiosa. I Pm: “Agiva per conto di un clan”
Michele Panetta, residente a Reggio Calabria e in passato, per la precisione nel 2014, candidato al consiglio comunale per il Movimento 5 Stelle, è stato arrestato pochi giorni fa per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, Panetta sarebbe uno dei luogotenenti di Domenico Nucera, uno dei capi dei cosiddetti buttafuori della movida estiva reggina, per conto del clan Condello, scrive il Corriere della Sera. Panetta al momento sarebbe in carcere con l’accusa di lesioni personali, porto illegale di pistola e altri reati contestati dagli inquirenti. Insieme a lui sono finiti agli arresti altre 14 persone, accusate di traffico di droga, estorsioni, traffico d’armi e corse clandestine di cavalli, tra cui alcuni esponenti della comunità rom di Arghillà.
Michele Panetta, si apprende dai social network, era un sostenitore del Movimento 5 Stelle e sul suo profilo Facebook aveva caricato post e video di Beppe Grillo, Luigi Di Maio, del senatore Nicola Morra,e poi ancora appelli a scendere in piazza, "bruciare i palazzi del potere", "creare il panico" e "mettere a soqquadro le città". In vista delle elezioni comunali del 2014, Panetta aveva ottenuto il via libera alla candidatura, certificata dalla Casaleggio Associati. Per candidarsi, Panetta aveva presentato al Movimento 5 Stelle tutta la documentazione richiesta, ovvero casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti, ma non la certificazione delle iscrizioni nel registro delle notizie di reato, il documento da cui è possibile evincere l'iscrizione nel registro degli indagati di un soggetto. La notizia è stata prontamente commentata dal Movimento 5 Stelle, che si è difeso e ha sostenuto che "all’epoca non potevamo sapere che sarebbe stato arrestato" e sottolineando che Panetta avesse trovato posto in lista solo come “tappabuchi”.
I pm Stefano Musolino, Giovanni Gullo, Sara Amerio e Walter Ignazitto, e per il gip Massimo Minniti, che ha convalidato l’ordine di custodia cautelare, ritengono che: "l’aspirante consigliere, in qualità di partecipe dell’associazione, svolgeva compiti operativi ed esecutivi, coordinando e partecipando alle attività dei ‘buttafuori’, attuando ritorsioni violente contro coloro che mettevano in dubbio la forza e l’attuale operatività del sodalizio, costringendo al silenzio le persone informate sui fatti, cedendo sostanza stupefacente per conto della cosca e ponendosi stabilmente a disposizione di Nucera Domenico. Il tutto con condotta permanente sino al settembre 2016".