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Evita, 40enne single che vuole diventare mamma con la Pma: “La legge me lo vieta”. Ora deciderà la Consulta

La Corte Costituzionale si esprimerà il prossimo 11 marzo sul caso di Evita, 40enne single che vorrebbe ricorrere alla procreazione assistita, ma in Italia la legge non glielo permette, perché lo consente solo alle coppie eterosessuali. “Da qualche anno ho preso coscienza del fatto che vorrei avere un figlio, ma fino ad ora non ho trovato la persona giusta”, racconta in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Laboratori di procreazione medicalmente assistita presso la Clinica Regina Elena di Milano
Laboratori di procreazione medicalmente assistita presso la Clinica Regina Elena di Milano

Anche alle donne single in Italia potrebbe presto essere permesso di accedere a un percorso per la procreazione medicalmente assistita (Pma), un insieme di tecniche utilizzate per aiutare il concepimento, attualmente consentite nel nostro Paese per le coppie formate da maggiorenni eterosessuali, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile.

L'accesso alla Pma è consentito solo se l'infertilità non è risolvibile in nessun altro modo. Il ministero della Salute specifica infatti che la Pma è prevista "nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati".

La procreazione medicalmente assistita è regolata dalla legge 40, che vieta appunto a persone single e a coppie dello stesso sesso di accedere al percorso. Dal 2014 è arrivata una novità: la Corte Costituzionale ha fatto decadere il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese (la fecondazione in cui uno o entrambi i gameti provengono da un donatore esterno alla coppia) e quindi le tecniche che oggi possono essere utilizzate sono sia omologhe che eterologhe. Tra pochi giorni però, il prossimo 11 marzo, la Consulta torna a esprimersi ancora sulla legge 40, in vigore da vent'anni, e questa volta potrebbe cadere un altro tabù.

Tutto nasce dal caso di Evita, una donna single 40enne di Torino, assistita dal team legale dell'Associazione Coscioni, che aveva richiesto di poter accedere alla Pma in un centro di fecondazione assistita in Toscana. Dopo aver ottenuto un diniego, Evita si è rivolta al Tribunale di Firenze, che ha deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale, rilevando l'esistenza di sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell'articolo 5 della legge 40, che consente appunto l'accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita esclusivamente alle coppie di sesso diverso e non anche alle persone singole. La donna ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).

Evita ha deciso di intraprendere in Italia questa battaglia, nonostante avesse risorse economiche necessarie per andare all'estero, per accedere alla fecondazione assistita. Se la Consulta il prossimo 11 marzo le darà ragione, ci troveremmo davanti a una svolta epocale, al superamento di una evidente discriminazione sociale, che impedisce a tante donne di diventare madri, al di fuori della cornice della famiglia ‘tradizionale'. Insieme a Evita, nel procedimento davanti alla Corte costituzionale, è stata ammessa dai giudici anche un'altra donna bresciana, Serena, che dopo aver ricevuto il diniego di due centri in Italia, è andata all'estero per accedere alla Pma. Serena ora è incinta, ma il suo contributo rimane però a supporto della causa.

Da un punto di vista normativo, se la Corte desse ragione a Evita, non si creerebbe alcun vuoto, come ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Coscioni, che segue il caso: "La legge è completa. In Italia chi partorisce è la mamma del nato, e la legge numero 40, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale che ha reintrodotto le tecniche eterologhe, prevede che i nati siano figli legittimi dei genitori e che non ci sia nessun rapporto giuridico con il donatore dei gameti, che è anonimo". L'Associazione Coscioni ha anche lanciato una petizione, per chiedere la cancellazione del divieto di Pma per donne single e per le coppie dello stesso sesso.

L'avvocata Filomena Gallo (Associazione Luca Coscioni)
L'avvocata Filomena Gallo (Associazione Luca Coscioni)

Abbiamo sentito Evita al telefono, per farci raccontare le tappe di questa vicenda, che potrebbe cambiare le vite di molte persone in Italia.

Evita, l'11 marzo arriverà questa sentenza della Corte Costituzionale, che potrebbe cambiarti la vita. Come ti senti?

Non vedo l'ora che sia il 12 marzo. Scherzi a parte, un po' di ansia c'è. So comunque che qualsiasi cosa succeda è già un grande risultato essere arrivata a questo punto. È la dimostrazione che le coscienze si sono mosse. Naturalmente con una sentenza di accoglimento sarei ancora più contenta.

Quando ha iniziato questo percorso non ti aspettavi di arrivare fin qui. Cosa ti ha spinto a rivolgerti al Tribunale di Firenze?

Da qualche anno ho preso coscienza del fatto che vorrei avere un figlio, ma fino ad ora non ho trovato la persona giusta. Ho molte amiche che si trovano nella mia stessa situazione. Sento la voglia di diventare madre, sono nella condizione economica e sociale per potermelo permettere, perché ho un lavoro stabile, sono da sempre autonoma. Non mi manca nulla rispetto a tante altre famiglie. Ma a quanto pare la mia situazione non è sufficiente per lo Stato perché io acceda alla fecondazione assistita in Italia. La clinica in Toscana, a cui mi sono rivolta l'anno scorso, mi è stata consigliata da una mia conoscenza, poi per competenza territoriale sono finita al Tribunale di Firenze.

Cosa ti è stato detto nella struttura a cui ti sei rivolta per iniziare un percorso di Pma?

La clinica ha detto che sarebbe stata pronta ad accogliere la mia richiesta, tuttavia, come era ovvio che fosse, non poteva darmi l'ok al procedimento, perché contrario alla legge attualmente vigente. Tutto è avvenuto molto velocemente, nel giro di pochi mesi, a settembre, il Tribunale ha sollevato la questione di legittimità costituzionale per il mio caso.

Perché non sei andata all'estero per provare ad avere un bambino, per esempio in Spagna?

È un'alternativa che mi hanno consigliato in tanti. Non posso dire di averla scartata del tutto come ipotesi. Ma vorrei tentare prima di avere un figlio nel mio Paese, non solo per una questione di principio, ma anche per avere vicino i miei familiari e i miei amici. Non mi merito di partire per andare a partorire all'estero, come se fossi in esilio. Nessuno dovrebbe essere costretto a farlo. Quando ho iniziato questa battaglia mi sono chiesta ‘perché precludere a una donna la possibilità di diventare madre, per il solo fatto di non essere in una coppia eterosessuale'?

In quest'anno di attesa la tua determinazione a diventare madre non è cambiata?

No, per ora no, il mio obiettivo rimane quello.

Non ti spaventa essere da sola a occuparti di un figlio? Essere genitori è già molto faticoso quando si è in due…

Esistono da sempre le ragazze madri, non mi pare che le famiglie monogenitoriali siano definite famiglie di serie B. Non capisco perché a una persona che sceglie consapevolmente questa strada, e che può permetterselo economicamente, debba essere preclusa questa possibilità.

Da quando hai iniziato questo percorso ti senti anche un punto di riferimento per tante donne che sono nella tua situazione e che vorrebbero lo stesso diritto che chiedi? Senti questa responsabilità?

Sì, anche perché da quando tutto questo ciclo è partito sono anch'io più attenta e sensibile quando sento parlare di fecondazione assistita, anche all'interno di una coppia eterosessuale. Ci sono tante persone che mi hanno rivelato di aver concepito il loro bambino con queste tecniche. E ho avuto modo di parlare con tante donne single che hanno fatto questa scelta di vita, e hanno però optato per l'intervento all'estero. Spesso si sceglie un Paese anche sulla base della lingua, perché è terribile interfecciarsi in quei momenti con il personale sanitario, se c'è anche una barriera linguistica.

Come vivi il fatto che il governo italiano sembra voler incentivare, almeno a parole, la natalità, e poi non rimuove quegli ostacoli che impediscono di avere figli a chi avrebbe tutte le condizioni per metterli al mondo?

È una grossa contraddizione, è una delle prime cose a cui ho pensato prima di iniziare a vagliare tutte le opzioni. Da una parte il governo sembra spingere a favore del diritto alla procreazione, dall'altra impedisce di accedere a questo diritto a coloro che non sono propriamente incanalati all'interno di una famiglia ‘tradizionale', contro la quale io non ho alcun problema. Ma di certo è una discriminazione. Ci sono tanti nuclei familiari diversi da quello che una mentalità più tradizionale è abituata a concepire. Questa maggioranza dovrebbe innanzi tutto comprendere che indirizzo dare, perché c'è molta incoerenza nei loro ragionamenti. Chi ci governa finisce col far sentire ‘indegna' una persona che non rientra nei canoni ‘classici' della maternità.

Le politiche di sostegno alla maternità, penso agli asili nido, sono scarse. Questo non ti spaventa, se dovessi essere una madre single?

Sicuramente è molto oneroso, anche se io mi sento abbastanza tutelata da un punto di vista lavorativo. Poi, avendo da sempre questo sogno della maternità, negli anni ho predisposto un piccolo gruzzoletto. Cercherò di fare del mio meglio, qualora la Consulta si pronunciasse favorevolmente.

Se dovesse andare male e la Corte dovesse emettere un verdetto negativo rispetto alle tue aspettative, cosa farai?

Per adesso stiamo seguendo questa strada, anche se come dicevo prima una Pma all'estero non l'ho esclusa. A quel punto forse potrei riconsiderare la mia decisione. Per ora non riesco a sbilanciarmi di più, sono abbastanza focalizzata su quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni, anche per provare ad alleggerire un po' la pressione che sento. Valuterò il 12 marzo cosa fare. Sicuramente continuerò in ogni caso la campagna insieme all'Associazione Coscioni, per chiedere questo diritto per tutte le donne.

Oggi è l'8 marzo, cosa vuoi augurare alle donne che come te vorrebbero diventare madri, ma non possono in questo momento perché le leggi non le agevolano?

Auguro a tutte che questa discriminazione venga cancellata, affinché tutte le persone che hanno la possibilità di avere figli possano essere messe nella condizione di farli. Ma mi sento di rivolgere gli auguri a tutte le donne, indistintamente, perché ne abbiamo tutte bisogno, su tanti fronti.

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