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Euthanasia, il videogame (sulla cultura della morte?!?) provoca l’ira della Binetti

Tra poche settimane potrebbe essere in vendita in Italia il videogame Euthanasia, un videogioco cruento che sta provocando discussioni e proteste da parte dei rappresentanti del Parlamento, tra cui la deputata dell’UDC, Paola Binetti.
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Da oggi Euthanasia è il videogame della discordia. Eppure è on line  per la versione PC dal 28 settembre del 2010, senza che nessuno aveva battuto ciglio in Italia. Il motivo per cui il famoso videogame, il cui nome lascia intendere il thread attorno al quale si sviluppa l'intero plot, ha guadagnato la ribalta è che a giorni Euthanasia verrà distribuito in versione DVD nei negozi di videogames italiani. Proprio quando in Parlamento si discute sul biotestamento, la deputata dell'UDC  Paola Binetti ha tenuto ad esprimere il suo disaccordo sul videogame di Serygala, l'autore del gioco, accusando il game di "propagandare la cultura della morte"  e che "per questo Euthanasia non va venduto ai minori".

Ma cosa succede in "Euthanasia"? Il videogame narra la storia di un militare americano che dopo la guerra ha perso l'utilizzo delle gambe e per spostarsi utilizza la sedia a rotelle. Per via di questa condizione tenta il suicidio e successivamente viene internato in un ospedale psichiatrico militare, dove incontrerà un medico che asseconderà la sua volontà, somministrandogli un'iniezione che gli sarà fatale. Da qui comincia il gioco, fatto di atmosfere macabre e tristi, dove il protagonista si muove tra stanze e macchie di sangue sul pavimento, dove l'obiettivo è sparare, sparare, sparare.

La grafica 3D è estremamente accattivante, l'atmosfera creata pure, ma resta pur sempre un gioco, un artificio. Così come per il cinema, anche i videogiochi vanno considerati  alla stessa stregua dei mezzi di comunicazione tradizionali e in quanto tali, atti a veicolare un messaggio che è sempre e comunque una rappresentazione filtrata, parziale, se non eccessiva della realtà. Che va comunque controllata perchè non è cosa facile riuscire a comprendere fino a che punto un ragazzino è in grado di discernere la realtà dalla finzione.

In una intervista nell'ultima puntata del programma di Klaus Davi, "Klaus Condicio", durante la quale sono state mostrate delle scene del celebre/famigerato videogame, la deputata  Binetti ha chiarito la sua posizione sul gioco che non le sembra essere adatto ai minori: "il gioco è in grado di  favorire l’aggressività interiore dei bambini. Non mi stupirei che un simile videogioco alimentasse forme di bullismo". Dulcis in fundo la Binetti  ha precisato che "Questo videogioco come il recente referendum in Svizzera, dimostra come ci sia un'offensiva di certe lobby ", ovverosia quelle pro-eutanasia.

C'è qualcosa che non torna nel discorso della Binetti, e non si può ignorarlo. La preoccupazione che la deputata solleva in prima analisi riguarda i bambini e i ragazzi sotto i 18, cui secondo lei il gioco è rivolto. In realtà, siamo persuasi del fatto che il gioco si rivolga a un pubblico di età maggiore, una fetta di mercato sempre più in espansione. Ciononostante il discorso della Binetti  non sembra tener conto che, nella maggior parte dei casi, i minori non dispongono (o non dovrebbero) disporre di somme tali da potersi concedere l'acquisto di un videogame. Solitamente gli acquisti "importanti" sono delegati ai genitori e dunque, tale messaggio va rivolto ai genitori non ai venditori. Proprio i genitori, poi, potranno facilmente orientarsi sull'adeguatezza dell'acquisto perché ogni videogame possiede un bollino sul quale viene riportata l'età adatta al gioco.

Non solo, come abbiamo sottolineato in apertura, il gioco è on line per PC da settembre scorso (certo, in versione inglese) e da allora nessuno sembra esserne interessato in Italia.  Come dire che conoscere un pò d'inglese e possedere un PC per un ragazzino amante dei videogame, è una cosa  troppo difficile e inusuale tale da tenere alla larga dal pericolo- Euthanasia.

L'affondo conclusivo, poi, sembra rigettare le preoccupazioni avanzate in prima battuta. La Binetti dice che dietro la commercializzazione del videogame c'è l'interesse di lobby pro-eutanasia. Lobby pro eutanasia dietro un videogame per ragazzi? Insomma  qual è il target di questo videogioco? Gente che combatte tra la vita e la morte oppure ragazzini? Ogni prodotto di mercato ha una sua fetta di consumer che intende intercettare, e questi due segmenti sembrano essere, a occhio, piuttosto lontani.

A questo punto sembra palese che, portando alla ribalta il tema, sia proprio la Binetti a malcelare un interesse concreto sul tema, più che sulla "integrità dei ragazzi". Ma è soltanto un'ipotesi, forse anche un po' maligna.  Ciò che, invece, preme sottolineare è che al di là delle opinioni di merito sul videogame, quello sull'eutanasia è un discorso che va affrontato in maniera organica, evitando strumentalizzazioni di ogni sorta, specialmente da parte dei rappresentanti in Parlamento. Un discorso che merita attenzione e che, ad ogni modo, non può prescindere dalla volontà e dal pensiero del singolo.

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