Eutanasia, l’appello all’Istat: “Ricominciate a pubblicare dati dei suicidi per malattia”
Ieri è iniziata la discussione parlamentare sulla proposta di legge sull'eutanasia. Il disegno di iniziativa popolare sul fine vita, accompagnato da oltre 67 mila firme, è stato depositato dall'associazione Luca Coscioni nel 2013. Quella ottenuta ieri è certamente un traguardo, ma non esaurisce il percorso intrapreso finora per arrivare all'approvazione di una legge che regoli il fine vita. "Non ci eravamo fatti illusioni sull'approvazione di un calendario dei lavori stringente per l'esame della nostra proposta di legge di iniziativa popolare in materia di eutanasia", ha spiegato ieri il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato. La conferma, secondo il radiale, è arrivata con "rapidissima trattazione del tema nelle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, che si sono limitate alla lettura delle relazione senza dibattito. La Presidente della Commissione giustizia Ferranti ha inoltre già chiarito che la proposta non sarà esaminata a marzo". Sul tema dell'eutanasia c'è bisogno di impegno, ma anche di sensibilizzazione. Alcuni parenti di malati che hanno preferito togliersi la vita quando erano ancora in grado di farlo hanno scritto una lettera aperta al presidente dell'Istat Giorgio Alleva, chiedendogli di riprendere a pubblicare i dati sul numero di suicidi causati dalla malattia. Le stime, infatti, sono ferme al 2010, quando il report ha subito uno stop a causa, secondo una nota diffusa dall'Istituto, della forza del fattore emulativo. A scrivere al presidente dell'Istat sono stati Luciana Castellina, che fu compagna di Lucio Magri, Chiara Rapaccini, compagna di Mario Monicelli, Francesco Lizzani, figlio di Carlo, e Carlo Troilo, dirigente radicale dell'associazione Luca Coscioni e fratello di Michele, gettatosi nel 2004 dal terrazzo di casa mentre una forte forma di leucemia lo stava consumando. Secondo Troilo, è importante che l'Istat pubblichi nuovamente i dati proprio adesso che si discute di eutanasia.
I presentatori della proposta di legge presentata dall'associazione Coscioni, si legge nella lettera, "ritengono che l'impossibilità di ricorrere legalmente alla eutanasia abbia come conseguenza, in molti casi, la decisione di cercare nel suicidio una ‘uscita di sicurezza'. Questa convinzione trova una base di comprovata autorevolezza nelle tabelle dell'Istat sui suicidi in Italia, che fino al 2009 fornivano, assieme ad altre voci (maschi e femmine, Nord e Sud, livello culturale, mezzi di esecuzione), anche quella relativa al movente". Secondo l'ultima rilevazione disponibile, su poco più di 3 mila suicidi l'anno, oltre mille avevano come movente le "malattie", un numero che superava quello degli incidenti sul lavoro. Stesso rapporto anche tra i tentativi di suicidio: su oltre 3 mila, un terzo erano dovuti a malattia. Poi, come detto, la pubblicazione si è interrotta. Una decisione, spiega la lettera, che l'Istat ha preso partendo da "linee guida" dell'Oms, preoccupato del fattore emulativo nel caso dei suicidi. "Ci chiediamo – hanno scritto i parenti dei malati – se questa è la ratio della decisione, se non sarebbe stato opportuno eliminare semmai la voce ‘modalità di esecuzione', che per la sua obiettiva brutalità può più facilmente provocare fenomeni emulativi rispetto alla voce ‘movente'. E proprio in questa direzione ci sembra orientato uno studio recente dell'Oms, che raccomanda ‘responsible reporting of suicide in the media, such as avoiding language that sensationalizes suicide and avoiding explicit description of methods (=mezzi di esecuzione) used'".
Per Castellina, Rapaccini, Lizzani e Troilo, la mancata pubblicazione di questi report non è senza conseguenze: "È comunque un dato di fatto che i deputati si troveranno ora privi della sola serie di dati che consentiva di ragionare non in astratto su una ipotesi che a noi, non ‘addetti ai lavori', sembra comunque degna di valutazione: quella secondo cui circa un terzo dei suicidi potrebbe essere evitato se vi fosse, per i malati, l'alternativa della eutanasia o del suicidio assistito, che consentono una ‘morte degna' anziché quella ‘indegna' e atroce di chi è costretto a gettarsi nel vuoto o a impiccarsi, per citare due delle ‘modalità di esecuzione' che sono in testa alla graduatoria dell'Istat". Comunque la si pensi nel merito delle soluzioni legislative, prosegue la lettera, è "evidente l'importanza di disporre di dati obiettivi di valutazione, anche se in una minoranza di casi (ma non, ad esempio, in quelli riguardanti le persone a noi care) si può avere qualche incertezza nella valutazione della motivazione al suicidio".