Eutanasia, il ministro Bonafede frena: “Affrontare il tema? Vedremo, c’è un contratto di governo”
Chiamata ad analizzare la questione di costituzionalità del reato di aiuto al suicidio previsto dall'articolo 580 del codice penale, reato contestato al radicale Marco Cappato per aver aiutato Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, a ottenere il suicidio assistito in Svizzera, nella giornata di ieri la Consulta ha deciso di rimandare la trattazione del tema al settembre 2019 e ha inoltre chiesto al Parlamento di discutere entro un anno di fine vita al fine di colmare il vuoto normativo attualmente esistente.
Intervenendo nel dibattito, il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha dichiarato: "Sull'eutanasia legale la Consulta, segnalando un vuoto legislativo, richiama il Parlamento al suo ruolo di interprete della sensibilità e della volontà del popolo italiano. Per questo la triste storia di Dj Fabo deve diventare un'occasione per avviare un dibattito serio su un tema quanto mai delicato, ma su cui la politica deve avere il coraggio di esprimersi. Ricordo che il Movimento 5 Stelle ha sostenuto fin dall'inizio l'approvazione della legge sul biotestamento: da parlamentare ho fatto mia questa battaglia di civiltà per la salvaguardia della dignità umana fino in fondo. Al ministero della Salute stiamo finalizzando il decreto che darà finalmente concreta attuazione al registro delle Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) e dunque renderà operativa la legge approvata con il voto favorevole del M5s. Su questi temi gli schieramenti devono andare oltre le proprie posizioni ideologiche per il bene dei cittadini".
Anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, ha accolto con favore la posizione della Corte Costituzionale: "Della legge sul fine vita se ne deve occupare il Parlamento: deve essere un testo condiviso e senza colori politici. A livello personale penso che il Parlamento non debba abdicare al proprio ruolo quando si tratta di materie scottanti: deve avere il coraggio di legiferare. Avverto la necessità di una legge perché l'idea di questi viaggi del dolore, di queste tragedie, scuotono profondamente. È necessario individuare una chiara linea di confine tra quello che è il diritto all'autodeterminazione del soggetto e quello che è sconfinante. Aprendosi al confronto e parlando con toni bassi, una legge si può fare. Parlo da credente, ho molti dubbi, ma anche la certezza che deve esistere uno spazio di autodeterminazione, poter scegliere una morte dignitosa: il Parlamento può trovare modo di riflettere e portare avanti una legge che dia chiarezza".
Non si sbilancia invece il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: "Credo che la Consulta abbia posto un punto di riflessione. Le forze politiche avranno poi modo di valutare se e come percorrere delle strade e di confrontarsi. Ora non è il caso di sbilanciarsi di più, c'è un contratto di governo. Di fronte a novità a 360 gradi il Governo si confronta".