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Eutanasia e Cannabis, la sconfitta definitiva di una politica pavida e impotente

La decisione della Corte Costituzionale di bocciare i referendum su eutanasia e cannabis sono la sconfitta della politica sui cavilli e certificano l’impotenza del Parlamento nel rispondere un Paese che ha chiesto di scegliere, dopo aver aspettato leggi invano.
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Sinceramente: ci arrendiamo. Avete vinto voi.

Tenetevi il vostro Paese vecchio di cent’anni, il vostro Novecento, la vostra nostalgia per l’Italia in bianco e nero, bianca e cristiana, bigotta e perbenista.

Tenetevi un Paese in cui tutto si fa ma non si dice, dalle canne alla dolce morte in ospedale per chi non può più essere curato, ma guai a provare a metterli nero su bianco, su una legge.

Tenetevi il diritto di non legiferare, di attaccarvi ai cavilli, di regalarci stucchevoli paternali sulle sentenze che si rispettano, sui quesiti scritti male, sul ping pong di responsabilità tra il Parlamento e la Consulta. Tenetevi pure tutti gli alibi buoni per dopodomani, quando il Parlamento dirà che ormai la partita è chiusa perché la Consulta ha deciso così, dopo che la Consulta ha detto che serve una legge del Parlamento, dopo che sono stati raccolti milioni di firme proprio perché il Parlamento non era stato in grado fare nulla.

Tenetevi pure tutto l’album dei ricordi delle leggi di civiltà che la politica non è riuscita a portare a casa negli ultimi anni, dallo Ius Soli al Ddl Zan, dal fine vita alla legalizzazione della cannabis. Tutti temi su cui non c’è Paese mediamente civilizzato che non sia qualche passo più avanti di noi. Tutti temi, aggiungiamo, su cui il nostro stesso Paese è molto più civilizzato del suo Parlamento, tanto da aver letteralmente dettato l'agenda e chiesto di poter decidere su due temi sui quali Camera e Senato sono impantanati da decenni.

Tenetevi anche il vostro benaltrismo, quello di chi dice che in fondo sono cose da nulla, diritti civili da società della rendita, come se togliere alle mafie un business da miliardi, o poter disporre del proprio corpo e della propria fine siano bazzecole che non impattano sulla vita di ciascuno di noi. Anche chi non si fuma le canne. Anche chi è sano come un pesce.

Tenetevi tutto. Ma lasciateci la rabbia e la vergogna per un Paese che si attacca a tutto pur di non voler cambiare. Almeno quella, che ci servirà per quando – dopo averci negato nuovi diritti – comincerete a toglierci quelli che già abbiamo.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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