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Eurostat, al Sud ci sono più lavoratori extracomunitari che italiani, ma sono pagati meno

Un rapporto realizzato da Eurostat spiega che in Italia il numero degli occupati extracomunitari, in alcune regioni del Sud, supera quello degli italiani. In particolare, questo avviene in Puglia, in Calabria, in Sardegna, in Sicilia, ma soprattutto in Campania dove la differenza è addirittura del 16%. Non vale lo stesso però per gli stipendi: quelli dei cittadini non comunitari, infatti, rimangono sotto la media nazionale.
A cura di Chiara Caraboni
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La percentuale dei lavoratori extracomunitari sorpassa quella degli italiani, al Sud. A dimostrarlo è un rapporto realizzato da Eurostat, grazie al quale è stato possibile creare una classifica del tasso di occupazione della popolazione extracomunitaria negli stati membri dell'Unione europea. Dalla ricerca è emerso che l'Italia non è al primo posto, ma si guadagna comunque il podio soprattutto nelle regioni del Sud, come Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna e Puglia.

In queste regioni infatti si concentra il maggior numero di extracomunitari regolarmente occupati. Dai dati raccolti anche dal Ministero del Lavoro, in Italia la percentuale stimata nel 2017 è stata del 57,8%, leggermente superiore a quella dei lavoratori italiani delle stesse zone che invece si ferma al 57%. Ma nelle del Sud la concentrazione aumenta e la differenza tra gli occupati extracomunitari e gli italiani arriva a essere anche del 16% in Campania, in alcuni settori. È vero infatti che gli impieghi svolti dai cittadini non comunitari si concentrano principalmente in alcuni settori, come quello dell'agricoltura. E più in generale, in settori in cui gli stipendi non sono elevati e anzi, solitamente non superano gli 800 euro mensili.

Le differenze tra l'occupazione al Nord e al Sud d'Italia in tema di extracomunitari si trovano nel tipo di permessi: nel Mezzogiorno infatti, geograficamente parlando, si riscontra un numero di soggiornanti per richiesta o titolarità della protezione internazionale maggiore. Per esempio, a Catania i titolari di protezione internazionale sono il 36,7% dei regolarmente soggiornanti, a Reggio Calabria il 36% e a Bari il 26,7%. Questo ovviamente anche per motivi logistici, essendo il Meridione la zona d'Italia più esposta alle rotte migratorie. Al Nord invece, i permessi di soggiorno sono principalmente per motivi familiari. Un'altra percentuale in aumento registrata dall'analisi, spiegata ne IlSole24Ore, è quella dell'imprenditorialità degli extracomunitari in Italia: nel 2016 le imprese individuali a livello nazionale aperte da cittadini di stati non membri dell'Unione europea, erano 11,3% del totale, il 3,5% in più rispetto all'anno precedente.

L'Italia in questa classifica, ponendo in paragone Paesi di superfici omogenee, si posiziona dietro la Polonia e il Regno Unito, ma prima di Spagna, Germania e Francia. Nel complesso infatti, la Polonia ha il primato quando si tratta di lavoratori extracomunitari, registrando un tasso di occupazione pari al 70,5%, quasi il 7% in più rispetto al Regno Unito che stima un tasso del 63,6% . Segue quello dell'Italia, che considerando tutte le regioni del Paese, arriva al 62,6%. Quarto posto invece per la Spagna, che non si allunga molto dall'Italia, con il 59,4%, poi la Germania con il 54,9% e la Francia con il 46,8%. Nelle regioni analizzate, la ricerca ha evidenziato che il tasso di occupazione per i cittadini non provenienti dall'UE, nel 2017, era inferiore all'obiettivo di Europa 2020 del 75%: in particolare questi indici sono stati riscontrati in Francia, e soprattutto a Martinica dove la percentuale si ferma al 20,8%, ma rimangono bassi anche in Germania, in Belgio e nei Paesi Bassi.

Analizzando invece i dati sul tasso di occupazione regionale per i cittadini di altri Paesi membri dell'Unione europea, la ricerca ha riscontrato un livello inferiore rispetto all'obiettivo di Europa 2020 del 75% soprattutto nella regione di  Voreia Ellada, nel nord della Grecia, con il 35,9% e in due regioni italiane, la Calabria con il 42,4% e la Sicilia con il 52,2%. Dall'altra parte, la Repubblica Ceca, e soprattutto la regione di Strední Cechy ha il primato positivo con un tasso pari al 94,2%, seguita da Strední Morava e da due regioni inglesi, Highlands and Islands e Cumbria, in cui ancora si supera il 90%.

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