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Elezioni europee 2024

Europee, Tamburrano (M5S): “Agricoltori sono vittime dell’industria intensiva che avvelena ecosistemi”

L’ex europarlamentare, candidato alle europee per il Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Centro, difende in un’intervista a Fanpage le misure di efficientamento energetico dagli attacchi della destra: “Il Superbonus è un modello da imitare, e la direttiva case green non impone obblighi diretti ai privati”. E sulla direzione dell’Europa attacca: “Siamo passati dal Green Deal alla resilienza militare”
A cura di Pietro Forti
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Mancano meno di tre settimane alle elezioni europee 2024 e le politiche per il clima sono uno dei punti più discussi, non solo in Italia. Se da una parte i partiti che sostengono il governo Meloni sono stati molto vocali contro il Green deal europeo, il Movimento 5 Stelle è tornato a fare dell'ambiente uno dei principali punti del proprio programmaDario Tamburrano è stato europarlamentare dal 2014 al 2019 ed è stato attivo, quando non proprio il principale promotore di molti dossier green. Dopo la mancata rielezione del 2019 ha passato l'ultima legislatura a fare da policy advisor per il Movimento, tanto al livello locale quanto europeo, sulla transizione ecologica ed energetica. Secondo Tamburrano, candidato nuovamente all'Eurocamera nella circoscrizione Centro, l'agenda verde del partito è un'arma contro una retromarcia sul contrasto alla crisi climatica, che in Europa si sta già concretizzando: "La resilienza climatica si è trasformata in resilienza militare e la ripresa economica in ripresa della produzione e dell’acquisto di armamenti", spiega a Fanpage.

Lei ha già molta esperienza nel Parlamento europeo: quali sono i principali punti della sua candidatura?

Sicuramente la transizione alle energie rinnovabili, i diritti sociali e la pace – sembrano concetti lontani, ma vanno a braccetto – e di certo anche l’antifascismo che in questa fase storica mantiene il suo significato stante il vento inquietante che soffia in tutta Europa. Quest’ultimo, oltre ad essere un valore mio personale, è intrecciato alla storia di parte della mia famiglia. Energie rinnovabili ed Europa pacifica e prospera – dicevo – vanno a braccetto. Oltre ad essere la risposta alla crisi climatica, le rinnovabili rendono possibile la generazione distribuita, che è legata a una prosperità diffusa. Inoltre costituiscono l’unica strada attraverso la quale l’Europa può compiere un atto strategico di autonomia dalla dipendenza geopolitica legata alle importazioni di idrocarburi, incamminandosi così verso la costruzione pacifica e consensuale di un nuovo assetto multipolare paritario. La storia insegna che quasi sempre dove c’è un giacimento di petrolio c’è un conflitto o una dittatura. Con le energie rinnovabili l’Europa si affrancherebbe da quei Paesi che usano gli idrocarburi come arma di ricatto.

Se nel prossimo Parlamento europeo ci fosse una maggioranza spostata più a destra, le misure per l’ambiente sarebbero a rischio?

Non c’entrano destra e sinistra, ma la volontà e la visione di costruire un’Europa pacifica e indipendente. Lo dimostra la sorte del Green Deal. Nel 2019 ero rimasto molto sorpreso dalla prima comunicazione di Ursula von der Leyen: conteneva alcuni punti non perfetti, ma enunciava il principio cardine di non causare danni all’ambiente ed era imperniata su transizione ecologica, uso efficiente delle risorse, energia pulita, economia e industria circolari, sistema alimentare sano, riforestazione, ripristino della biodiversità, inquinamento zero, neutralità climatica al 2050. Si trattava di un atto doveroso, anche se tardivo, di autonomia strategica dalle importazioni di idrocarburi. Tuttavia con lo scoppio del conflitto gli orizzonti luminosi si sono trasformati in prospettive fosche. Nel Green Deal si sono prepotentemente insinuati temi estranei alla transizione ecologica come il nucleare e una forma di difesa comune europea non finalizzato all’efficienza e alla riduzione della spesa, ma al riarmo costi quel che costi. Parallelamente la decarbonizzazione ha cessato di essere veramente tale ed è diventata differenziazione energetica secondo il principio della neutralità tecnologica. La resilienza climatica si è trasformata in resilienza militare e la ripresa economica in ripresa della produzione e dell’acquisto di armamenti. Siamo molto preoccupati.

In Italia la direttiva sulle case green è stata molto contestata. Come si va avanti sull’efficientamento energetico?

La direttiva, in sé, nella forma approvata non impone obblighi diretti ai privati e alle loro case. La via migliore per l’efficientamento energetico l’ha indicata il Superbonus che ha messo in circolazione liquidità senza chiederla in prestito ai mercati finanziari, alimentando così tutte le attività economiche e generando lavoro e crescita. Con i governi successivi, questa pagina virtuosa si è trasformata in una triste storia di regole in continuo divenire, in ultimo anche retroattivamente. Il risultato finale è aver messo in difficoltà famiglie e imprese che avevano firmato contratti facendo affidamento sulle norme esistenti. Contemporaneamente sulla crescita è caduta una gelata.

Che idea si è fatto sulla protesta degli agricoltori? Il governo Meloni si è schierato vocalmente contro le misure green che toccano il settore.

Gli agricoltori sono fra l’incudine e il martello: costi di produzione sempre più alti, prezzi di vendita tali da non coprire a volte neppure le spese. Per molti l’unica prospettiva per provare a salvarsi è l’iperproduzione con qualsiasi mezzo, agrofarmaci dannosi per l’ambiente, i consumatori e gli stessi operatori agricoli. La categoria è strumento e vittima di un sistema agroindustriale che ci avvelena e che stravolge ecosistemi e clima. Un’agricoltura intensiva basata su fitofarmaci e fertilizzanti chimici (che sono prodotti derivati a partire dal gas e di cui si parla assai poco) è diventata come l’eroina; i sussidi, come una sorsata di metadone. Il rincaro del gasolio e del gas – dunque dei fertilizzanti – dovuto alla guerra si è sommato alla richiesta della Commissione europea di ridurre la produzione e di usare meno pesticidi. Una richiesta sacrosanta, ma arrivata proprio ora e proveniente proprio da coloro che stringono accordi di libero scambio attraverso i quali si importano a basso prezzo derrate agricole ancora più dipendenti dall’agroindustria di quelle nostrane. Così i nodi sono venuti al pettine tutti insieme.

L’Europa e l’Italia hanno sofferto la crisi energetica. Come si coniugano decarbonizzazione e il contrasto della povertà energetica?

Si coniugano unendo la generazione diffusa di rinnovabili, soprattutto attraverso piccoli impianti di autoconsumo e comunità energetiche delle quali sono stato promotore durante la legislatura europea 2014-19, con l’efficientamento energetico che significa bollette meno care. Ma non si può pensare di caricare il peso di questa trasformazione sulle spalle delle famiglie. La strada è quella di un intervento pubblico tipo Superbonus che crea lavoro e che mette in moto una crescita virtuosa. Il modello dei crediti fiscali è alla base del successo dell’Inflation Reduction Act statunitense. Non si capisce perché in Europa e ancor più in Italia, l’uso dei crediti fiscali sia visto come un'eresia.

È passato un anno dall’alluvione in Emilia-Romagna, poco più di sei mesi da quella in Toscana che è nella sua circoscrizione, e in questi giorni l'Italia affronta ancora violente precipitazioni. Cosa può fare l’Italia in Europa per garantire più sicurezza ai territori contro eventi meteorologici estremi come questi?

L’Unione Europea non ha competenze dirette, se non per la riduzione delle emissioni che causano la crisi climatica e rendono più frequenti siccità, alluvioni e fenomeni meteo estremi. Il resto sta al governo del territorio: fermare cementificazione e impermeabilizzazione del suolo, lasciare spazio ai fiumi e alle loro piene attraverso bacini di laminazione ed aree golenali, effettuare meticolose manutenzioni di argini e opere idrauliche. In Europa lavoreremo affinché vengano emanate norme coerenti contro il consumo di suolo per fermare le cementificazione selvaggia dei territori.

Secondo lei, come sta reagendo il governo di fronte a queste emergenze?

Reagisce male, cioè cercando di accrescere la pressione delle attività umane sugli ecosistemi. La recente relazione del commissario siccità, pure per alcuni aspetti lodevole, contiene un errore di fondo: anziché riorganizzare le attività umane per usare meno acqua, propone interventi per raccogliere e destinare alle attività umane una quantità di acqua ancora maggiore. Alcuni di questi interventi, oltre che costosi, sono presumibilmente ad alto impatto ambientale.

Lei è stato eletto europarlamentare nel 2014. Dieci anni dopo, com’è cambiata l’Europa?

Non in meglio. Abbiamo già detto come si è trasformato in Green Deal dopo avere indossato l’elmetto. Inoltre la dipendenza dal gas liquefatto americano ha sostituito la dipendenza dal gas russo dei gasdotti. Il gas liquefatto è caro e comporta operazioni (liquefazione, rigassificazione, trasporto) che consumano energia e causano emissioni aggiuntive. Quasi tutto il gas statunitense è prodotto attraverso il fracking, che comporta emissioni di metano in atmosfera. Secondo gli studi più recenti, il gas liquefatto statunitense ha un impatto sul clima superiore almeno del 12,3% rispetto al carbone. In Europa nessuno parla di questo, ecco perché c’è bisogno di una numerosa e forte delegazione del Movimento 5 Stelle al prossimo Parlamento europeo.

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