Europee, Ricci: “Ogni voto al Pd sarà anche un avviso di sfratto per il presidente delle Marche Acquaroli”
Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci Pd e presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane, ha inaugurato la campagna elettorale per le europee in bicicletta, pedalando lungo la via Flaminia per raggiungere Roma in 5 giorni. Un viaggio per "ricucire" simbolicamente l'Italia e protestare anche contro l'autonomia differenziata, che penalizzerà anche le Regioni del centro, schiacciate da una questione meridionale storica, mai risolta, e da una questione settentrionale che riemerge. Candidato nelle liste del Pd nella circoscrizione Centro, il suo obiettivo è quello di riportare le Marche in Europa.
Ha iniziato questa campagna elettorale letteralmente pedalando dalle Marche a Roma. Qual è il senso di questa iniziativa?
Innanzitutto la bicicletta è un simbolo della transizione ecologica. La mia città poi è ‘città della bicicletta' e noi dobbiamo accelerare la transizione ecologica, non rallentarla, come dice la destra negazionista. Il 2023 è stato l'anno più caldo della storia. Cos'altro deve succedere per dimostrarci che dobbiamo accelerare? Quindi la bicicletta, prima di tutto, come simbolo di sostenibilità. E poi ha attraversato l'Italia centrale lungo la via Flaminia, perché l'Italia ha bisogno di essere ricucita. Noi simbolicamente siamo la cerniera che tiene unita l'Italia e dobbiamo batterci ancora di più contro il disegno di legge sull'autonomia differenziata. Non solo perché divide, ma anche perché rischia di penalizzare maggiormente proprio l'Italia centrale, ancora una volta schiacciata da una questione meridionale, che giustamente verrà difesa, e una questione settentrionale che riemerge.
Ha parlato della necessità di portare le Marche in Europa. Che cosa significa concretamente?
Le Marche sono una Regione piccola dal punto di vista demografico, ma sono una grande Regione dal punto di vista socioeconomico, della cultura, della solidarietà. Il problema è che c'è questo governo regionale ormai da quattro anni, che l'ha resa piccola piccola, una mentalità piccola, provinciale, e quindi abbiamo bisogno di far contare le Marche in Europa. Ormai da 25 anni non abbiamo un parlamentare europeo e ho raccolto in giro per le Marche grande malumore sulla giunta regionale attuale, sia sulla sanità, che è peggiorata nettamente, sia sui temi economici. E quindi ogni voto al Pd, ogni preferenza a Ricci, sarà non solo un voto per l'Europa, ma anche un avviso di sfratto per il presidente della Regione Acquaroli.
La partita che si gioca l'8 e 9 giugno ha detto che sarà una partita tra due idee d'Europa: la possibilità di continuare il percorso di un'Europa federale e il rischio che possano vincere delle forze che portino a una disgregazione dell'Europa. Perché pensa che ci sia questo pericolo?
Tutti noi stiamo vivendo con grande frustrazione e impotenza questa fase internazionale, piena di guerre intorno a noi. E le nazioni non sono assolutamente in grado di essere protagoniste nel mondo, l'abbiamo visto in questi mesi. Quindi o riprendiamo la strada verso un'Europa federale che abbia almeno un'unica politica estera, di difesa, energetica e migratoria. O altrimenti noi non conteremo nulla. E dobbiamo sfidare i sovranisti proprio su questo, perché loro hanno ingannato i popoli europei negli ultimi dieci anni, illudendoli che rinchiudendosi nelle singole nazioni sarebbero stati padroni a casa loro. Invece gli hanno tolto l'unica carta che abbiamo per essere protagonisti in un mondo che cambia velocemente e drammaticamente. Se vinceranno le destre ci sarà la maggioranza del Partito popolare europeo con l'estrema destra, questo è il disegno di Salvini e Meloni, e l'Europa rischia la disgregazione. Se invece vinceranno le forze europeiste, e tra queste i Socialisti e Democratici, cioè il gruppo al quale noi apparteniamo, avrà un ottimo risultato, possiamo riprendere gradualmente la strada verso un'Europa federale.
All'ultimo evento di Vox in Spagna Meloni è intervenuta dicendo che ci sarà la possibilità di rompere un'alleanza che lei ha giudicato "innaturale", che è quella che ha appoggiato Ursula von der Leyen finora, e di fatto ha aperto a un'alleanza tra Conservatori e Riformisti e le forze di destra più estrema. Lei vede possibile un asse tra Le Pen e Meloni?
Purtroppo è possibile Meloni ha esplicitato il disegno che hanno in testa: uno spostamento a destra dell'Unione europea, un'Unione europea ancora più nazionalista. Meloni per mesi ha fatto un po' la democristiana, e poi ieri l'altro con Vox ha ritrovato la sua identità, un'identità di estrema destra, antieuropeista, iper nazionalista, pericolosa, a mio parere, per i motivi che abbiamo appena detto. Per questo dobbiamo far vincere le forze europeiste. Dobbiamo dare un segnale anche in Italia che le forze europeiste sono maggioritarie rispetto alle forze sovraniste.
Sulla gestione da parte del governo italiano del caso Chico Forti, lei ha visto delle differenze rispetto alla gestione del caso Ilaria Salis?
Erano tanti i governi che avevano provato a riportare in Italia Chico Forti. Quindi che sia tornato è un aspetto positivo e ci aspettiamo la stessa determinazione su altri casi. Su Ilaria Salis non c'è la stessa determinazione. L'abbiamo visto, forse perché il presidente di quel Paese è appunto uno dei sovranisti amici di Meloni e quindi lo si vuole disturbare poco. Abbiamo bisogno che la stessa determinazione dell'Italia, dal punto di vista diplomatico, venga messa sul caso Salis.
Subito dopo l'esplosione dell'inchiesta per corruzione in Liguria, voi e altre forze di opposizione avete chiesto le dimissioni di Toti. Adesso sembra che non siano neanche all'orizzonte, probabilmente prima del voto non se ne parlerà più. Perché lo ritiene grave?
È grave perché non si può tenere in ostaggio una Regione intera. Io sono un garantista, quindi vedremo se Toti sarà colpevole davvero dopo i gradi di giudizio. Il punto vero è che non si può tenere in ostaggio una Regione intera. La giunta non è in grado di operare. L'inchiesta credo che sia ancora all'inizio, e quindi Toti, per senso di responsabilità, nell'interesse dei cittadini della Liguria, dovrebbe fare un passo indietro. Non mi pare che sia questo l'orientamento. Ancora una volta fanno prevalere le logiche di potere piuttosto che l'interesse pubblico.
Lei pensa che questa strategia possa danneggiare la maggioranza?
Credo che la prima che lo scaricherà ufficialmente sarà Giorgia Meloni. Stanno cercando su ogni tema di buttare polvere sotto il tappeto fino alle elezioni europee. Dopo le elezioni europee ci saranno tanti problemi da risolvere. Questo sarà uno di quelli, ma gli italiani credo che si siano fatti un'idea su quella vicenda e mi pare di capire, conoscendo tanti cittadini liguri, che si aspettino un cambio di passo, una svolta, un cambiamento reale e radicale in quella Regione.
Il confronto tra Schlein e Meloni, che era previsto da Vespa, è saltato. Per voi è stata, lo avete detto, un'occasione mancata. Pensa ci possa essere la possibilità di riproporlo? Meloni ha detto che ci potrebbero essere altre occasioni per un confronto.
Un'occasione mancata e spero che ci possa essere un recupero in qualche modo, perché è importante che il capo del principale partito di opposizione si confronti con il capo del governo sull'idea di Europa. Per noi è anche l'occasione per smascherare le tante promesse non mantenute. Ce le ricordiamo tutti le promesse sulle accise sulla benzina, poi, invece, è stata proprio Meloni a rimettere le accise sulla benzina che hanno pagato tutti gli italiani in questi mesi. Ogni anno si presentano dicendo che abbasseranno le tasse, poi le tasse invece aumentano. Hanno rimesso le tasse anche sui pannolini. Avremmo potuto sbugiardare Meloni su tante questioni e spero che questo confronto venga recuperato. Perché del resto il primo dato che si vedrà il giorno dopo le elezioni è quanto avrà preso Fratelli d'Italia e quanto avrà preso il Pd. E anche gli ultimi sondaggi dicono che si sta riducendo la forbice tra i due partiti. Noi fino all'ultimo giorno dobbiamo combattere per essere il primo partito italiano.