Equo compenso, via libera della Camera alla proposta di legge firmata da Giorgia Meloni
La Camera ha dato il via libera unanime alla proposta di legge sull'equo compenso delle prestazioni professionali, per la seconda volta. Il testo, infatti, era già passato a Montecitorio nella scorsa legislatura, con una prima approvazione. Porta infatti la prima firma della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Poi la proposta di legge è arrivata al Senato, ma il termine anticipato dei lavori del Parlamento con lo scioglimento delle Camere da parte del Presidente Mattarella – per via dell'ennesima crisi di governo e della caduta dell'esecutivo guidato da Mario Draghi – ha causato la mancata approvazione finale del testo. Ripresentato nella nuova legislatura, ha ricevuto l'immediato (o quasi) via libera a Montecitorio. Con 253 sì l'esame passa a Palazzo Madama.
Il testo è lo stesso già approvato in passato, a cui non sono state apportate modifiche, anche se con parziale polemica di alcune opposizioni. La materia è l'equo compenso delle prestazioni professionali effettuate in particolari categorie di imprese, per rafforzare la tutela del professionista in questione. La novità – qualora il testo venisse approvato in definitiva – consisterebbe nel fatto che il compenso, per essere considerato equo, deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale. Inoltre deve anche essere conforme ai parametri per la determinazione dei compensi previsti dalla legge. La legge riguarda i professionisti, tra cui anche coloro che appartengono a categorie che non hanno ordini professionali.
Inoltre la committenza viene estesa a tutte le imprese che hanno più di cinquanta dipendenti o fatturano più di dieci milioni di euro l'anno. Le clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri divengono nulle, così come altre clausole specifiche che mostrano uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa. Sarà eventualmente il giudice, in questo caso, a rideterminare il compenso iniquo e condannare l'impresa al pagamento di un indennizzo in favore del professionista. Gli ordini professionali dovranno adottare disposizioni deontologiche per sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull'equo compenso. Infine viene istituito, al ministero della Giustizia, l'Osservatorio nazionale sull'equo compenso.