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Emma Bonino vuole reintrodurre l’Imu sulla prima casa e alzare l’Iva dal 10% al 22%

Tra le coperture economiche proposte da +Europa in attuazione di alcune misure espansive, si trovano due cospicui aumenti di tassazione: la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa e l’eliminazione dell’Iva al 10% da sostituire con l’aliquota ordinaria al 22%.
A cura di Charlotte Matteini
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Nel corso degli ultimi giorni, alcune dichiarazioni di Emma Bonino hanno fatto storcere il naso a numerosi sostenitori di +Europa. Dopo la polemica scaturita da un tweet della leader radicale relativo alle delocalizzazioni in Europa, che secondo lei andrebbero contrastate armonizzando il sistema fiscale a livello Ue e dunque disincentivando la concorrenza fiscale all'interno dell'Unione, la nuova polemica scoppiata nel corso delle ultime ore verte invece su alcune proposte contenute all'interno del programma di +Europa, in particolare sulle coperture economiche pensate per sostenere una serie di misure espansive come la riduzione delle aliquote Irpef e dell'Ires, l'aumento degli investimenti in ricerca, l'aumento del Fondo Sociale Europeo, il rifinanziamento del piano Made in Italy, allargamento della platea che può usufruire del cosiddetto regime dei minimi e la riforma del Welfare. Per coprire i buchi di bilancio che queste misure genererebbero, +Europa, a differenza di altri partiti, ha proposto una serie di coperture che arriverebbero a coprire quasi integralmente la spesa per investimenti, peccato siano coperture non esattamente gradite da quell'elettorale liberale e liberista che sostiene la lista di Emma Bonino.

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In particolare, le misure contestate sono due: la reintroduzione dell'Imu sulla prima casa, eliminata dal governo Renzi per tutte le prime abitazioni non di lusso, e l'eliminazione dell'aliquota Iva al 10% da sostituire con quella ordinaria al 22%. Le due misure frutterebbero in totale 26.5 miliardi di euro, di cui 4.5 derivanti dall'Imu e 22 dall'eliminazione dell'Iva al 10%. In pratica, per coprire la spesa economica che le proposte in programma comporterebbero, oltre a una serie di tagli alle detrazioni, come ad esempio quella sugli interessi passivi dei mutui, alla spending review e alla legalizzazione della cannabis, gran parte delle coperture sarebbe frutto di una reintroduzione e aumento di imposte, misure che i sostenitori più liberali di +Europa considerano altamente regressive, nonché poco favorevoli al cosiddetto ceto medio, che si vedrebbe aumentare le tasse di decine di miliardi di euro.

In alcune interviste concesse negli ultimi giorni, Bonino ha spiegato che le coperture proposte servirebbero soprattutto a mettere i conti in sicurezza e a permettere il pagamento delle pensioni, nonché che l'abbassamento vero e proprio delle tasse non potrebbe essere attuato prima della seconda parte della legislatura.

"Meglio pagare poco sulla casa che molto sul lavoro. Capisco che piace promettere bonus a destra e a manca ma non mi pare una mossa di serietà. Togliere le detrazioni semplifica le cose per i contribuenti ed è la premessa per abbattere l’Irpef nella seconda parte della legislatura. Non vogliamo aumentare le tasse, ma vogliamo cancellare l’Iva agevolata al 10%, quella su alcuni farmaci, prodotti alimentari e sulla cultura. Siamo come una famiglia indebitata che deve pensare in primo luogo a ripagare i debiti”, ha dichiarato stamani Bonino a Radio24.

La replica di +Europa all'articolo di Fanpage.it

"L’articolo pubblicato ieri da FanPage circa le intenzioni della lista +Europa con Emma Bonino di ridurre la tassazione sul lavoro é a nostro parere fuorviante. Noi proponiamo nel nostro programma una riduzione dell’Irpef per un importo complessivo  a regime pari a circa 50 miliardi di euro all’anno e individuiamo forme di copertura finanziaria adeguata a realizzare tale obiettivo, tra le cui il contenimento della spesa pubblica per 5 anni al suo valore nominale attuale, alcune misure di riduzione della cosiddetta “spesa pubblica fiscale” (sussidi e incentivi ad alcune categorie di imprese in primis) e – ove mai le misure di riduzione di spesa non bastassero – la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa per i redditi medio-alti e l’eliminazione dell’Iva agevolata al 10% che oggi esiste su alcune categorie merceologiche (ovviamente non elimineremmo l’agevolazione per i beni di prima necessità). Questa è una proposta di robusto taglio di tasse sul lavoro, seria perché coperta finanziariamente, non di aumento di tassazione come lascia prefigurare il vostro titolo. Peraltro l’Osservatorio sui conti pubblici animato da Carlo Cottarelli certifica non solo che il programma di +Europa copre gli interventi previsti, ma che le coperture indicate vanno a finanziare una minore imposizione complessiva, non una maggiore spesa. Dunque, il nostro è un programma di meno tasse.

L’articolo di Matteini, peraltro, sembra suggerire al lettore che l’attivazione delle coperture scatterebbe in un primo momento,

per poi avere la riduzione della tassazione Irpef in un secondo momento. Non è così, noi parliamo di una prima fase di legislatura in cui il focus è il contenimento del deficit e la riduzione del debito pubblico attraverso il contenimento della spesa pubblica al valore nominale attuale (una spesa da rimodulare al suo interno ovviamente, per favorire investimenti e welfare, eliminando sprechi sulla spesa corrente), poi una seconda parte di legislatura in cui attivare le misure fiscali.

A differenza di altre formazioni politiche noi proponiamo misure fattibili perché coperte finanziariamente, non mirabolanti flat tax, non meglio specificati bonus e misure di spesa, tutte assolutamente slegate da un principio di realtà.

Considerazione finale: perché preferiamo detassare il lavoro, anche a costo di reintrodurre l’Imu prima casa per i più abbienti? Perché è il lavoro che genera ricchezza, crescita, affermazione personale e riscatto. Perché se vogliamo contrastare la fuga dei cervelli e dei capitali dall’Italia, bisogna puntare a far costare meno il lavoro in Italia e a far valere di più i redditi che si guadagnano".

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