Emiliano in commissione Antimafia chiede di non essere paragonato a Toti: “Non sono sotto indagine”
"Sulla Regione Puglia non è in corso nessuna indagine. Lo so che per molti è una sorpresa. La campagna mediatica che abbiamo subito è stata tale che un mio assessore era convinto che l’assessora che si è dimessa per le vicende del marito fosse stata arrestata". Lo ha detto Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ascoltato oggi in commissione Antimafia. Emiliano, che questa settimana ha visto la mozione di sfiducia nei suoi confronti sconfitta in Consiglio regionale, era stato convocato già diversi giorni fa per contribuire con le sue conoscenze in materia di antimafia, ma è stato chiamato a rispondere anche a diverse questioni che riguardano i procedimenti giudiziari in corso nella sua Regione.
"Io vi chiedo tutela: vi chiedo di raccontare a tutta l’Italia, per favore, che il presidente della Regione Puglia non è oggetto di alcuna indagine di nessun tipo. Ho l’impressione che, anche a causa delle dichiarazioni di alcuni deputati ci sia una confusione", ha insistito Emiliano, aggiungendo: "La questione della Regione Puglia non c’entra nulla con le indagini in corso a Bari. E, anche se non è un problema mio, anche la giunta di Bari è esente da alcun tipo di indagini".
Il presidente pugliese poi ha fatto un riferimento al caso di Giovanni Toti, presidente della Liguria indagato per corruzione e attualmente agli arresti domiciliari, anche se non l'ha citato direttamente: "Non c’è nessun paragone rispetto a fatti diversi che avvengono in altri luoghi. Potete chiedere ai deputati dei vostri partiti di non mettermi in paragone con altre vicende che sono dolorosissime eh, ma che non hanno niente a che vedere con la mia posizione? Aiutatemi a raccontare i fatti per come sono andati".
Il racconto sull'incontro con la sorella del boss Capriati
Emiliano ha anche ripercorso alcuni degli eventi controversi su cui si sono concentrate le critiche del centrodestra nei suoi confronti negli ultimi mesi. Ha ricordato, ad esempio, l'aneddoto sull'incontro con la sorella di Antonio Capriati, noto boss del clan Capriati. Emiliano aveva detto di essere andata a casa sua con l'attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro: "In due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare, perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di assistenza, te lo affido".
Oggi ha chiarito: "Ho sbagliato a raccontare questo aneddoto in questo modo, chi non conosce quel contesto ha immaginato che io sia andato a chiedere protezione. Ma in quel mondo ero lo sbirro, anche solo parlare con me era inammissibile, chi lo faceva non lo ammetteva". Sarebbe quindi andato "a ribadire che le regole non le facevano più loro, ma le facevamo noi. Se il sindaco di Bari attuale non ricorda di essere stato con me, probabilmente ha ragione lui", mentre un altro giorno Decaro aveva detto di essere stato minacciato da alcuni uomini: "Affrontai questi ragazzi e gli dissi ‘questo assessore è come se fossi io, per favore non toccatelo'. Perché non siamo andati dalla polizia? Il racconto di Antonio non conteneva notizie di reato decenti, diciamo".
Il presunto avviso a Pisicchio prima dell'arresto: "Ho agito in modo trasparente"
C'è poi il caso di Alfonso Pisicchio, ex assessore regionale e nominato alla guida dell'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione. Pisicchio si era dimesso dalla carica poco prima di essere arrestato per corruzione. È poi emerso che Emiliano sarebbe stato a conoscenza dell'arresto imminente e avrebbe avvisato Pisicchio spingendolo alle dimissioni. Il presidente pugliese lo ha negato: "Non ho realizzato condotte men che trasparenti. Ribadisco di essere a disposizione della Procura di Bari nel caso in cui ci fosse necessità di approfondire. I messaggini di cui si parla sulla stampa mi risulta che siano stati acquisiti dalla Procura, io non ho altro da aggiungere".