Emilia Romagna, un anno dopo l’alluvione: “Commissario è stato un flop, pochi soldi e spesi male”
È passato un anno dalle due alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna. Ma i centri abitati, soprattutto quelli romagnoli, sono ancora sono lontani dal riprendersi del tutto e gli amministratori fanno fatica a farsi ascoltare dal governo.
Tra le immagini più diffuse in quei giorni c’erano quelle di Lugo e di Conselice, completamente sott’acqua. "Le ferite ci sono ancora. È difficile tornare alla quotidianità, vivere il proprio territorio sentendosi sicuri". A parlare è la sindaca di Conselice, Paola Pula. A soffrire per l’alluvione nel suo comune, poco meno di diecimila abitanti, non è stato solo chi vi abitava, ma anche gli agricoltori che hanno allagato i propri campi pur di salvare le case della cittadina. "Quando poi torna a piovere in maniera così violenta la paura si rigenera", confessa a Fanpage.
Lugo è tornata a vivere questa paura nei giorni scorsi in maniera ancora più vivida, con strade, scantinati, garage allagati. "La nostra città è stata tra quelle che ha subito più danni – spiega Davide Ranalli, il primo cittadino – ma la risposta in termini di risorse e strumenti forniti per non è stata sufficiente".
"Risorse scarse e spese male", cosa non ha funzionato
Il ministro del Mare e per la Protezione civile Nello Musumeci, in un’intervista rilasciata il 15 maggio al Sole 24 Ore, ha dichiarato che il governo ha agito "con una celerità che non ha precedenti nella storia delle calamità italiane" nel fornire aiuti all’Emilia-Romagna. "A quale interventi si riferisce il ministro? I cittadini che hanno subito danni e che sono riusciti a rendicontare tutto hanno avuto tra i 3000 e i 5000 euro di indennità – spiega la sindaca di Conselice – e il rimborso per una sistemazione alternativa per chi ha subito l’allagamento della propria casa, e poi nient'altro. Risorse e ristori non sono sufficienti". La burocrazia, poi, ha rallentato tutto e il commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, secondo gli amministratori non ha avuto abbastanza autonomia: "Per l’abbattimento di una casa serve l'ordinanza del sindaco, ma poi il commissario non ha i poteri necessari per disporre la ricostruzione dello stesso edificio".
"Il commissario? Ha fatto il possibile, ma non conosceva il territorio"
"Il generale ha fatto il possibile, ma non era lui la figura più indicata, non conosceva il territorio e gli amministratori. E il suo mandato scade a giugno", commenta il sindaco di Lugo con Fanpage. L’incarico di Figliuolo potrebbe non essere riconfermato: Musumeci, nella stessa intervista al Sole, confessava di non aver ancora sentito il generale per una proroga del mandato.
Un’altra grande incognita sono i beni mobili. "L’alluvione non è un terremoto, dove l’urgenza è ricostruire case e infrastrutture – spiega Ranalli – Lo abbiamo visto coi nostri occhi: i cumuli di librerie, armadi, libri, elettrodomestici portati fuori dalle case dimostrano che sono i beni mobili l’emergenza più urgente". Il contrario di quanto detto dal ministro della Protezione civile, che invece sostiene che la priorità siano gli immobili. Il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, ha dichiarato che il provvedimento per i beni mobili la settimana prossima. "Le sembra normale che il governo si muova oggi, dopo un anno?".
La denuncia dei sindaci, a un anno dal disastro
Pula e Ranalli sentono di essere stati lasciati indietro. "Ci sono ancora da sbloccare degli interventi che andavano fatti ieri – commenta il sindaco di Lugo – Le passerelle politiche dello scorso maggio sono servite a poco". Gli fa eco la prima cittadina di Conselice: "Chiedo al governo di prestare attenzione al territorio e non lasciarsi andare a strumentalizzazioni".