Perché il governo non ha ancora nominato Stefano Bonaccini commissario per la ricostruzione in Emilia Romagna
La persona scelta per coordinare la ricostruzione nei territori dell'Emilia Romagna colpiti dalle alluvioni dovrà gestire, si stima, fino a dieci miliardi di euro. Il governo, quindi, ha tra le mani una nomina importante. Una parte delle forze politiche – il Partito democratico, ma anche diversi presidenti di Regione della maggioranza – si è schierata a favore di Stefano Bonaccini: il presidente dell'Emilia Romagna, già commissario per l'emergenza che pochi giorni fa ha incontrato proprio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma l'esecutivo prende tempo.
Chi vuole Bonaccini commissario: il Pd, ma anche Zaia, Occhiuto e Toti
A livello pratico, argomentano dal Pd, la scelta sarebbe sensata: Bonaccini è la persona che conosce di più il territorio e la sua gestione. La stessa posizione di presidenti come Giovanni Toti, della Liguria, esponente di centrodestra: "Credo che nessuno seriamente possa pensare di non fare un presidente di regione o un sindaco come commissario. Vorrebbe dire in qualche modo andare anche in contrasto con la volontà popolare che ha affidato a quelle persone la gestione di quel territorio".
Luca Zaia, leghista riconfermato da pochi mesi alla guida del Veneto, ha ricordato che "storicamente il commissario lo fanno sempre i presidenti delle Regioni", e anche per Roberto Occhiuto (Calabria, Forza Italia) "l’attività di ricostruzione deve essere svolta in sintonia con la Regione" e anche per questo Bonaccini è "la persona giusta", anche considerando che la ricostruzione post-terremoto in Emilia-Romagna "ha funzionato".
Secondo il ligure Toti, "mettere una sorta di contro-potere commissariale credo che non aiuti né l’efficienza né il principio democratico dello strumento". Eppure, cercare un commissario esterno alla politica è proprio ciò che ha proposto la Lega.
I dubbi della Lega e le parole di Bonaccini
Nonostante il partito di Matteo Salvini abbia fatto sapere che "a proposito del futuro commissario non c'è nessun veto o antipatia nei confronti di alcuno" e che "la Lega, a tutti i livelli, è impegnata per risolvere i problemi e auspica che la nomina avvenga al più presto", la linea seguita dal Carroccio è sembrata diversa. Jacopo Morrone, segretario della Lega in Emilia Romagna, ha pienamente bocciato Bonaccini: "Non è lui l’uomo giusto al posto giusto", ha scritto. "La logica vorrebbe che a riparare i danni fosse un commissario terzo, di alto profilo, estraneo alla politica e all’amministrazione regionale". In Consiglio regionale, a una mozione per chiedere la nomina di Bonaccini, hanno votato no Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia.
Dal canto suo, lo stesso Bonaccini ha tirato un paio di frecciatine: "Come commissario in genere viene nominato un presidente di Regione", ha ricordato, sottolineando che "lo dicono colleghi del centrodestra come Zaia, Occhiuto, Toti. Della polemica politica non me ne frega nulla. Il problema non è Stefano Bonaccini. Bisogna occuparsi della Romagna, non degli equilibri politici delle nomine". In più, ha aggiunto il presidente, "il commissario non può stare a Roma, perché deve conoscere bene il territorio".
Oggi Consiglio dei ministri, l'emergenza si allarga
Il governo si prenderà probabilmente alcune settimane per decidere, dato che la ricostruzione partirà solo dopo la fase dell'emergenza immediata. Secondo i retroscena fatti circolare, la stessa Meloni non sarebbe così dispiaciuta dall'idea di nominare Bonaccini, anche per ‘condividere' la responsabilità politica di possibili ritardi o insuccessi. Da una parte, però, la Lega si è espressa contro, mentre dall'altra nel suo stesso partito ci sono esponenti come Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture bolognese che avrebbe ambizioni sul ruolo. La mediazione potrebbe portare a un tecnico vicino al centrodestra.
Questa sera, dopo la visita in Romagna di Meloni insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Consiglio dei ministri si riunirà. Sul tavolo non c'è la nomina, ma l'estensione dello stato d'emergenza anche alle zone della Toscana e delle Marche colpite dall'alluvione. Un allargamento che, come effetto collaterale, portando l'emergenza al di là della sola Emilia Romagna potrebbe anche allontanare definitivamente il nome di Bonaccini dalla nomina di commissario.