Emergenza rifiuti: Caldoro indagato per epidemia colposa
Un commerciante sciacqua con la pompa il marciapiede dove resistono i residui carbonizzati del rogo di immondizia. Sono passati gli addetti a pulire ma resta la puzza acre delle materie plastiche arse. Siamo a Corso Umberto I, il Rettifilo, ma scene simili sono ormai all'ordine del giorno in diverse zone del centro e della periferia napoletana dove ormai da settimane si riproduce, sotto gli occhi inermi di chi ci abita, la piaga che da un momento all'altro potrebbe far collassare il capoluogo partenopeo. La spazzatura è dappertutto e nessuno si muove per toglierla. O meglio, a ben vedere il sindaco De Magistris, sta cercando il tutto per tutto, ma di fronte all’ostruzionismo dello Stato centrale, sarebbe facile farsi prendere dallo sconforto . "La camorra ostacola la nostra rivoluzione ambientale. Gli ambienti criminali, affaristi, e talvolta politici, non ci mettono i tappeti rossi. Ma andremo fino in fondo per risolvere questa situazione", lo ha detto chiaramente il neo primo cittadino(guarda l'inchiesta video di Fanpage). Del resto i napoletani in 17 anni di emergenze rifiuti ne hanno viste diverse, ma alla fine qualcuno dall'alto pure interveniva e la monnezza veniva portata da qualche parte. Ora invece le cose sembrano essere un po' diverse. E le parole di Bossi sono esemplificative: "Il povero Berlusconi l’altra volta aveva risolto il problema ma poi non gli hanno dato nemmeno un voto… " Il Senatùr è intervenuto nell'ambito di una festa della Lega Nord a Magenta. "La settimana che viene – aggiunge – saremo sommersi dal problema dei rifiuti a Napoli, è una vergogna e lo sappiamo tutti". La settimana che viene sarà quella in cui il Consiglio dei ministri sarà chiamato a decidere sul decreto annunciato dal ministro Stefania Prestigiacomo per superare l'emergenza, ma Bossi mette le mani avanti: "Non voteremo questo decreto imbroglio". Parole che fanno da eco a quelle di Calderoli: "Non abbiamo visto alcun testo, ma niente truffe o voleranno le sedie".
CALDORO INDAGATO – Avrebbe potuto scongiurare lo scempio di questi giorni, ordinando per esempio il trasferimento dei rifiuti in aree d’emergenza delle altre province campane e, colpevolmente, non ha mosso un dito. Quello di Stefano Caldoro è solo l'ultimo esempio dello folle gestione della monnezza, in cui una combinazione di malaffare e politica spende e spande, arricchendo chi è dietro le quinte. Il presidente della Regione Campania è indagato per "epidemia colposa". La procura di Napoli ha aperto un fascicolo relativo ai pericoli per la salute pubblica legati all'emergenza rifiuti. Il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Francesco Curcio contesterebbero, inoltre, al presidente della giunta campana la mancata emanazione di un’ordinanza con i poteri sostitutivi delle autorità locali per il trasferimento dei rifiuti in aree di emergenza di altre province campane. Caldoro ha appreso di essere iscritto nella lista degli indagati mentre partecipava al ricevimento delle nozze di Mara Carfagna. Al vaglio degli inquirenti, in particolare, i dati sul consumo di farmaci per allergie o eruzioni cutanee, un monitoraggio già sperimentato nell’inchiesta relativa alla precedente emergenza 2007-2008.
"Sono profondamente colpito, ogni azione diversa da quella messa in campo avrebbe reso la situazione ancora più drammatica. Tutto quello che ho fatto lo rifarei in piena coscienza", si legge in una nota emessa dall'ufficio del Presidente. "Se fossero provate – aggiunge Caldoro – responsabilità penali per fatti commessi inconsapevolmente, e siamo convinti di aver fatto fino in fondo tutto il nostro dovere, non esiterei a dimettermi da presidente della Regione".