Embargo al petrolio russo, ancora stallo tra i Paesi Ue: manca l’accordo sulle tempistiche
Gli ambasciatori europei stanno discutendo del sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, presentato in plenaria a Strasburgo dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma per ora, le trattative si sono concluse in un nulla di fatto. È infatti ancora stallo tra le diverse posizioni dei Paesi membri, dopo che il premier ungherese Viktor Orban ha definito le ultime misure di Bruxelles "inaccettabili" e ha chiesto più tempo per completare la transizione verso altre fonti di energia. Gli ambasciatori si sono riuniti stamattina nel Corper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, per provare a trovare una quadra: non si è però riusciti a trovare un'intesa e il tutto è stato rimandato alla prossima riunione, che dovrebbe avvenire in serata o domani.
"È molto probabile che il Coreper venga riconvocato o stasera, domani o domenica e molto dipende dalle trattative che si svilupperanno in queste ore. L'obiettivo, comunque, rimane quello di approvare il sesto pacchetto prima di lunedì", spiegano fonti diplomatiche. Il pacchetto, presentato mercoledì al Parlamento europeo, apriva all'embargo al petrolio russo. Un blocco graduale, che avrebbe dovuto diventare totale entro la fine dell'anno. Ma non tutti gli Stati membri sono esposti allo stesso modo alla dipendenza energetica dalla Russia, ragion per cui le istituzioni avevano iniziato a pensare a qualche forma di deroga. Inizialmente si era parlato, per i due Paesi più vulnerabili cioè Ungheria e Slovacchia, ad una temporanea eccezione alla norma, almeno fino al 2023. Ma un anno, secondo Budapest, non basta.
"Ci serviranno almeno cinque anni, e anche fondi, per riorganizzare e ricostruire gli stabilimenti. Quindi abbiamo inviato indietro la proposta e alla Commissione europea per una revisione", aveva attaccato Orban, definendo il pacchetto Ue come una bomba atomica per l'economia ungherese. Anche altri Paesi fortemente dipendenti dal petrolio russo potrebbero ora cercare di ottenere alcune deroghe al piano dell'Ue per tagliare le importazione dalla Russia. Intanto l'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, ha attaccato le parole del premier ungherese, definendole inaccettabili. "Il lavoro diplomatico sulle sanzioni va avanti. Se non si trova l'accordo presto, dovrò convocare una riunione dei ministri degli Esteri. Possiamo discutere di quanti anni un Paese ha bisogno per adeguarsi all'embargo, ma collegarlo a qualcosa che non ha nulla a che fare con la crisi ucraina, come i fondi per altri motivi, è inaccettabile", ha detto.