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Elon Musk elogia Giorgia Meloni per la riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati

Elon Musk ha elogiato Giorgia Meloni per la riforma sulla separazione delle carriere. Il miliardario ha infatti condiviso un post dell’imprenditore australiano Mario Nawfal che lodava la premier e ha definito la riforma un passo storico per rendere la giustizia più veloce e imparziale.
A cura di Francesca Moriero
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Elon Musk si è complimentato con Giorgia Meloni per la proposta di separazione delle carriere dei magistrati: il miliardario ha infatti condiviso un post dell'imprenditore australiano Mario Nawfal, che lodava la premier italiana per aver promosso una riforma storica. "Bravo", ha scritto Musk, rilanciando l'idea che questa misura possa velocizzare i processi e rendere la giustizia più imparziale. Nawfal ha sottolineato che i tribunali italiani sono tra i più lenti d'Europa e che giudici e pubblici ministeri hanno agito per decenni come una "forza politica intoccabile".

La proposta di legge, voluta dal governo Meloni, punta a modificare il Titolo IV della Costituzione, separando nettamente la carriera dei giudici da quella dei pubblici ministeri. Chi entra in magistratura dovrà scegliere quindi fin da subito se diventare giudice o PM, senza possibilità di passare da una funzione all'altra nel corso della carriera. Se passerà la proposta, verranno poi istituiti due Consigli Superiori della Magistratura distinti: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, riducendo il potere dell'attuale CSM unico.

A che punto è l'iter legislativo

Il 16 gennaio 2025, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge con 174 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti. La riforma è stata sostenuta dalla maggioranza di governo (Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati) e da Azione e Più Europa. Italia Viva si è invece astenuta, mentre PD, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato contro. Trattandosi di una modifica costituzionale, la legge dovrà essere approvata in quattro letture, cioè due alla Camera e due al Senato, con un intervallo di almeno tre mesi tra una votazione e l'altra. Visto che si tratta di un ddl di riforma costituzionale, con questi numeri è molto probabile che, dopo il completamento delle quattro letture parlamentari, si arrivi a un referendum. Il governo prevede che il voto popolare possa tenersi nel 2026.

Perché il CSM aveva bocciato la separazione

Prima dell'approvazione alla Camera, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) aveva espresso parere negativo sulla riforma, sostenendo che la separazione delle carriere avrebbe compromesso l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Secondo il CSM, dividere i giudici dai PM potrebbe ridurre le garanzie per i cittadini, rendendo i pubblici ministeri più esposti a pressioni politiche, poiché il loro nuovo organo di autogoverno sarebbe più facilmente influenzabile dall'esecutivo. Un altro timore sollevato è che la riforma possa alterare l'equilibrio dei poteri, portando a una maggiore somiglianza tra la figura del PM italiano e quella dei procuratori in sistemi di common law, dove questi ultimi dipendono direttamente dal governo.

Le reazioni

La riforma ha diviso l'opinione pubblica e la magistratura: i sostenitori ritengono che garantirà maggiore indipendenza e terzietà ai giudici, riducendo il rischio di commistioni tra chi accusa e chi giudica. Dall'altro lato, chi la critica teme che i pubblici ministeri, privati della tutela dell'attuale sistema, possano diventare invece molto più vulnerabili alle pressioni del potere politico.

Le toghe hanno annunciato uno sciopero per il 27 febbraio 2025, manifestando la loro opposizione alla riforma. Intanto, il dibattito continua, con la prospettiva di un referendum che potrebbe trasformare la separazione delle carriere in un tema centrale della politica italiana nei prossimi mesi.

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