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Elon Musk e i satelliti di Starlink: perché può essere il più pericoloso conflitto di interessi della storia

L’uomo più ricco del mondo e braccio destro di Donald Trump, Elon Musk, con la sua società Space X controlla la flotta Starlink, 7.000 satelliti che già forniscono servizi a molti Paesi occidentali: Andrea Casu (PD): “Dopo le minacce all’Ucraina, il governo Meloni dovrebbe cambiare rotta”
A cura di Fabio Salamida
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Elon Musk
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L'utilizzo dei satelliti di Starlink da parte di Elon Musk si profila sempre più come il più grande conflitto di interessi della storia. Un conflitto di interessi che non riguarda solo gli Stati Uniti ma praticamente tutto il pianeta, vista l'importanza strategica delle comunicazioni satellitari sia in ambito civile che militare. Il miliardario americano controlla una flotta di circa settemila unità, che già forniscono molti Paesi occidentali, ma è anche uno dei ministri più attivi della nuova amministrazione statunitense a guida Donald Trump, che sta minando i già fragili equilibri globali e considera l'Europa un nemico da abbattere. Il pericolo è che la rete satellitare possa essere utilizzata come una leva per controllare Paesi fino a ieri alleati, trasformandoli in Paesi "sudditi".

Il ricatto di Musk: "Senza Starlink il fronte ucraino crollerebbe"

Il braccio destro dell'inquilino della Casa Bianca ha nuovamente avvertito l'Ucraina di Zelensky: "Il mio sistema Starlink – ha scritto su X, il suo social – è la spina dorsale dell'esercito ucraino. L'intera linea del fronte crollerebbe se lo spegnessi". Un avvertimento che arriva alla vigilia di un altro round del braccio di ferro tra l'amministrazione americana e il presidente del Paese invaso dall'esercito di Putin, con l'agognato accordo sulle terre rare ucraine che finirebbero di fatto nelle mani degli Usa. Le terre rare sono una risorsa oggi paragonabile al petrolio, perché sono fondamentali per concorrere con la Cina nella produzione di apparecchiature elettroniche e soprattutto batterie.

L'inconrtro alla Casa Bianca tra il presidente Usa, Donald Trump e quello ucraino, Volodymir Zelensky
L'inconrtro alla Casa Bianca tra il presidente Usa, Donald Trump e quello ucraino, Volodymir Zelensky

Quello di Musk suona come un ricatto a tutti gli effetti: senza l'accordo sulle preziose risorse minerarie potrebbe accecare la difesa di Kiev regalando di fatto a Putin l'intero Paese. L'uomo più ricco del mondo ha poi attaccato il ministro degli esteri polacco, Radosław Sikorski, che aveva ricordato che la fornitura offerta da Starlink all'Ucraina è stata pagata dal ministero della digitalizzazione polacco, che per quel servizio spende 50 milioni di dollari l'anno. "Stai zitto, ometto. Pagate una frazione minuscola del costo. E non c'è sostituto per Starlink", ha scritto su X il miliardario americano in risposta alle dichiarazioni dell'esponente del governo di Donald Tusk.

Andrea Casu (Pd): "Non chiediamo dazi anti Musk ma paletti chiari"

L'attivismo politico dell'uomo più ricco del pianeta, oggi punto di riferimento dei reazionari di tutti i Paesi, si fa sentire anche in Italia, dove è in corso di approvazione il ddl Spazio, un pacchetto di norme che coinvolgono proprio la rete satellitare Starlink. Per le opposizioni, che hanno provato a emendare la norma, l'articolo 25 sarebbe scritto proprio per favorire Space X, la società che gestisce i satelliti di proprietà di Elon Musk. A ribadirlo, in queste ore, è stato il deputato del Partito Democratico, Andrea Casu, autore di alcuni emendamenti che miravano a rimettere al centro il tema della salvaguardia della sicurezza nazionale nell'assegnazione di appalti strategici soprattutto nel comparto Difesa, oltre a garantire un "ritorno industriale per il sistema Paese".

Giorgia Meloni con Elon Musk
Giorgia Meloni con Elon Musk

Il fondato sospetto è che il governo Meloni voglia di fatto appaltare all'amico americano i sistemi di difesa satellitare del Paese, esponendo l'Italia al rischio di un controllo di fatto da parte di Musk. A confermare i sospetti c'è anche un post su X mostrato da Casu, un post pubblicato lo scorso settembre da S.E. Robinson, Jr., uno dei megafoni digitali di Elon Musk e condiviso dallo stesso magnate americano che conferma: "L'articolo 25 sta spianando la strada a Starlink come sistema di backup italiano". Nella foto condivisa appare anche Andrea Stroppa, l'uomo di Musk in Italia, fortemente sponsorizzato da tutti gli organi di informazione sotto il controllo delle destre, che secondo il blogger americano avrà un ruolo centrale nell'operazione.

Il post di S.E. Robinson, Jr. su X
Il post di S.E. Robinson, Jr. su X

“Il 23 settembre scorso – ricorda Andrea Casu a Fanpage – il testo del ddl Spazio era stato appena depositato alla Camera e Musk già cantava vittoria su X condividendo un tweet in cui rivendicava che l’articolo 25 fosse stato scritto apposta per Space X. Grazie a un’iniziativa del Pd siamo riusciti a modificare almeno in parte il testo in commissione inserendo almeno i richiami alla sicurezza nazionale e al ritorno industriale per il sistema Paese, ma tutto si è fermato in aula di fronte alla nostra richiesta sottoscritta da tutte le opposizioni di coinvolgere soggetti istituzionali e soprattutto indicare una chiara priorità per l’Italia e l’Europa e solo in caso di comprovata impossibilità Nato. Non abbiamo certo chiesto Dazi anti Musk, ma paletti chiari per garantire interesse e sicurezza nazionale”.

Il deputato del Partito Democratico, Andrea Casu
Il deputato del Partito Democratico, Andrea Casu

Le modifiche proposte da Andrea Casu erano state duramente contestate da Andrea Stroppa, che aveva attaccato il partito della premier Giorgia Meloni, colpevole – a suo dire – di dialogare con le opposizioni, minacciando di non partecipare più a "conferenze o altro". Una stilettata, quella di Stroppa, che entra (volutamente?) a gamba tesa nella "staffetta" che coinvolge le due destre al governo, quella della presidente del Consiglio e la Lega guidata dal suo vice, Matteo Salvini, che si contendono il "primato" del rapporto con l'amministrazione americana e con l'influente miliardario sceso in politica al fianco di Trump. "Secondo me  – ha detto il leader del Carroccio commentando le critiche al ddl Spazio – il governo italiano avrebbe l'interesse domani mattina a firmare un contratto con Starlink che ha settemila satelliti in orbita, ma non perché mi sta simpatico Musk o perché tifo per Trump, ma perché ne andrebbe del miglioramento della sicurezza nazionale italiana. Sicuramente di mettermi in mano dei francesi non ho nessuna voglia e nessuna intenzione".

"Il governo cambi subito rotta"

Le parole del vicepremier sembrano confermare un dibattito anche all'interno dell'esecutivo. Non è difficile immaginare che l'idea di cedere a Musk comunicazioni strategiche che un domani potrebbero essere utilizzate per tenere sotto scacco il Paese su accordi commerciali o altro, non incontri particolare gradimento da parte di Forza Italia e persino di molti esponenti di Fratelli d'Italia, che della sovranità nazionale fanno da sempre una bandiera. "Con le notizie da brivido che arrivano dal fronte ucraino – continua Casu – come fa Giorgia Meloni a voler ancora spendere soldi pubblici per consegnare le chiavi della sicurezza nazionale a Elon Musk? Il governo cambi subito rotta: senza una rete satellitare europea competitiva la vera difesa comune non potrà mai esistere. Se per il Governo Meloni la sovranità digitale non significa solo mettere l’Italia al servizio del nuovo sovrano satellitare, il percorso di modifica avviato alla Camera deve essere completato al Senato".

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