Elezioni Ue, Sibilio (M5S): “Con il reddito europeo 15 milioni di persone uscirebbero dalla povertà”
Maurizio Sibilio è prorettore dell'Università di Salerno, pedagogista, è candidato per il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni europee dell'8 e 9 giugno, nella circoscrizione Italia Meridionale. Napoletano di origine, Sibilio sta lavorando anche alla sperimentazione dell'intelligenza artificiale nei vari campi applicativi nell'ambito di un progetto voluto dal leader del Movimento, Giuseppe Conte. In questa intervista a Fanpage.it presenta quelle che sono le principali proposte per le elezioni europee dei 5 Stelle, con un particolare focus sulla proposta di reddito di cittadinanza europeo e sulla necessità di una natura riformista e solidale dell'Unione.
Lei è candidato al Sud, dove l'autonomia differenziata rischia di colpire duramente il territorio, come l'Europa può aiutare il Sud rispetto ad eventuali squilibri?
L'autonomia differenziata è una ferita per il Sud Italia e per l'Italia, in particolare per il Meridione crea una differenziazione di diritti perché interviene su materie importanti come la sanità, la mobilità, l'energia, l'istruzione. Proprio sull'istruzione creerà delle grandi differenze che sono il contrario di quello che fa una nazione, cioè tenere uniti gli italiani attraverso la cultura e l'istruzione. Questa ferita toccherà il Sud sia rispetto agli stipendi degli insegnanti, ma interverrà anche su altri aspetti come l'ampliamento dell'offerta formativa, perché gli istituti scolastici possono interagire con gli enti locali per ampliare la propria offerta ed avere ulteriori opportunità. Con un Sud impoverito dall'autonomia differenziata avremo un Sud che non avrà più nessun tipo di intervento sussidiario e solidale. C'è bisogno di un grande progetto di Italia e d'Europa, un progetto che deve tener conto che l'Italia è fatta di piccoli Comuni e grandi città, al centro devono esserci i servizi, un investimento sull'innovazione digitale e sugli aspetti tecnologici, e più in generale i diritti delle persone.
Lei si è occupato di intelligenza artificiale, pensa che l'Europa debba normale l'IA oppure crede che sia un giusto terreno di sperimentazione?
L'unica forza politica che sta attivando una riflessione sull'impatto dell'intelligenza artificiale è il Movimento 5 Stelle, è un lavoro che sto facendo con il Presidente Conte, su un tema ampio: cosa ci consegna l'intelligenza artificiale? Dei danni o delle opportunità? Noi ci poniamo in una posizione intermedia, la costruzione di un umanesimo digitale, facendo però un piano di riqualificazione delle competenze, che non sia però un piano lento che segua le riforme istituzionali, ma che crei territorialmente delle strutture di formazione agili che possano riqualificare chi sta lavorando per creare le condizioni per cui possa affrontare l'onda dell'intelligenza artificiale. Noi siamo per il pensiero lungo, l'intelligenza artificiale invece rappresenta il pensiero corto, veloce, ma c'è sempre bisogno dell'azione umana. Quando un medico si trova davanti ad un intervento che ha il 2% di poter essere eseguito su un paziente, è il dover intervenire e salvare la vita, questa è la differenza che c'è tra un elemento disumanizzato di intelligenza artificiale e quello che noi intendiamo come intelligenza artificiale in tutti gli ambiti della nostra vita.
La proposta di reddito di cittadinanza europeo è uno dei temi più importanti della vostra campagna elettorale, ce ne parli
Conosciamo cosa è stato il reddito di cittadinanza, una barriera alla criminalità organizzata, ha superato la disperazione delle famiglie durante la pandemia, è stata una misura importante che è stata poi narrata in una maniera distorta. Avere un'azione europea significa ritrovare una ragione per la quale, attraverso una differente tassazione dei capitali, si possano restituire, con una diversificazione rispetto ai livelli di povertà, le energie necessarie per fare un welfare che sia adeguato alle necessità dei singoli paesi. L'obiettivo è 15 milioni di persone fuori dalla povertà entro il 2030, solo con un'idea riformista del nostro continente possiamo ritrovare le ragioni di un modello più ampio della politica, che non sia fatto solo di una sommatoria di interessi, ma di un pensiero unico che cammina.
In questi anni l'Europa ha perso la sua centralità diplomatica, basta vedere l'incapacità di costruire ponti di pace in Ucraina e Palestina, come si recupera un ruolo centrale della diplomazia europea?
Il primo dato è dare una dimensione politica dell'Unione Europea, che non sia la somma di egoismi diversi, l'Europa è un soggetto politico se insieme riesce a fare le politiche anche legate alla necessità di un negoziato e di una conferenza di pace. Tutti sappiamo che l'Ucraina è stata attaccata ed è stato un atto di violenza che tutti condanniamo, ma il negoziato è una cosa diversa. La guerra ci sta consegnando una deriva che vediamo come una seconda pandemia, un'economia della guerra, che impoverisce le nostre famiglie e ci distrugge, oltre a creare un disastro di carattere umanitario. Allora restituire centralità alla politica estera europea significa cavalcare con nettezza la posizione per la quale le risorse economiche non si utilizzano per comprare armi ma per contrastare la povertà, per aiutare umanitariamente i popoli che sono in difficoltà. La coerenza di Conte e dei 5 Stelle è stata che in ogni circostanza in cui si è dovuta assumere una posizione nei confronti della guerra, la posizione è stata netta. Questo non si è visto in nessun altro partito politico e questo ci da la cifra che la politica è prevalentemente serietà, se si assume un impegno lo si mantiene, non si possono raccontare alcune cose in Italia e fare diversamente in Europa. Questo il presidente Conte non lo ha fatto ed i 5 Stelle hanno mantenuto la loro coerenza.