Elezioni suppletive Camera, ministra Bonetti candidata da Italia viva a Roma
Italia Viva ha deciso di candidare la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti alle elezioni suppletive nel collegio Roma 1. La notizia è stata diffusa dall'Ansa, che l'ha appresa da fonti qualificate di Italia viva.
Il 16 gennaio si voterà per assegnare il seggio alla Camera che era di Roberto Gualtieri, eletto sindaco della Capitale a inizio ottobre. Iv lancia così la candidatura della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, che oggi non è parlamentare. Bonetti è stata già ministra nel governo Conte II, e sono state proprio le sue dimissioni, insieme a quelle dell'altra ministra renziana Teresa Bellanova, a decretare la fine dell'esecutivo giallo-rosso. Un elemento questo non da poco, che potrebbe rivelarsi anche un ostacolo per la sua candidatura, che potrebbe risultare poco digeribile al Pd e al M5s.
Dopo che l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha declinato l'offerta del Partito Democratico, il leader di Italia viva Matteo Renzi gioca la carta della ministra della Famiglia, molto ben vista nel mondo cattolico.
L'offerta del segretario del Partito Democratico Enrico Letta al capo del M5s non è sembrata vantaggiosa, probabilmente perché il leader pentastellato intende tenersi le mani libere nel caso si torni presto alle urne, con un eventuale elezione di Mario Draghi al Quirinale. Giuseppe Conte, intervenuto questa sera ad Atreju, la kermesse di Fdi, parla così della sua decisione di rinunciare alla candidatura: "Letta ha fatto un gesto di cortesia, non credo ci sia rimasto male". Il segretario dem, ha proseguito Conte, "ha fatto in modo molto cortese questa proposta, gli ho espresso le mie perplessità".
Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, intervenendo a Sky Tg24, ha provato a motivare la proposta del leader dem: "Letta ha fatto un atto intelligente e di generosità perché il M5s in varie occasioni, come a Bologna, ha aiutato il nostro candidato senza avere controparte, a Siena ha aiutato Letta; c'era una volontà del nostro segretario di rinsaldare un rapporto che considera importante per la prospettiva politica unitaria del Pd. Conte aveva più volte sottolineato la sua perplessità, naturalmente quando la proposta è stata avanzata da Letta ha avuto un supplemento di riflessione ma poi ha confermato il suo diniego".
E ancora: "Il M5s è un partito che ha governato con noi, è giusto che il suo Presidente sia in Parlamento al momento così delicato dell'elezione del Presidente della Repubblica".
Ma il rifiuto di Conte è stato contestato da alcuni esponenti di primo piano del M5s. Per Vincenzo Spadafora, deputato 5 stelle e ex ministro dello Sport, "la candidatura di Conte alla Camera sarebbe stata una grande opportunità", "sarei stato tra i primi a sostenerlo". Intervistato dalla Stampa, al giornalista che gli chiede se rinunciare alle Suppletive di Roma sia stata un'occasione persa, ha risposto così: "Soprattutto per Conte. Entrare alla Camera e far parte del gruppo, così come ha fatto Enrico Letta, sarebbe stato un gesto di attenzione importante nei confronti dei parlamentari".
Secondo il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli invece la valutazione fatta da Conte è corretta: "Non ha sbagliato a non candidarsi", perché "si sta dedicando al progetto di Movimento per le prossime politiche".
L'appello di Calenda a Letta
Il leader di Azione Carlo Calenda chiede un confronto con il segretario dem Enrico Letta per costruire una coalizione più larga, senza i Cinque Stelle: "Prima di essere accusato di altre fratture ripeto per l'ultima volta quello che sto dicendo da settimane: Enrico Letta, sarebbe meglio definire insieme una candidatura al collegio Roma centro", ha scritto su Twitter. Il leader di Azione aveva annunciato la sua candidatura, proprio per correre contro Conte. Ma dopo che quest'ultimo ha declinato l'invito di Letta anche l'ex ministro si è ritirato dalla corsa: "Per me il problema non sussiste più. Non potevo accettare l’idea che un 5S calcasse i sacri Colli, che il Pd abbandoni i propri elettori a un Movimento che in quel collegio alle Comunali ha preso il 5,3 per cento", ha spiegato ieri a la Repubblica.