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Elezioni Sardegna, M5S fa i conti con la batosta. Beppe Grillo: “Forse non siamo all’altezza”

Per Luigi Di Maio bisogna piangere con un occhio solo: “Siamo positivi perché in questo momento, per la prima volta nella storia della Regione Sardegna, entriamo con diversi consiglieri regionali e per noi è un dato importante perché non c’eravamo”. Beppe Grillo critico durante lo spettacolo: “Forse non siamo all’altezza, forse siamo principianti come dicono”
A cura di Annalisa Cangemi
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Il risultato elettorale in Sardegna, con il candidato Francesco Desogus che è arrivato terzo (con l'11% dei voti) nella corsa per la poltrona da governatore, impone delle riflessioni ai pentastellati. La lista è andata ancora peggio: è sotto il 10%. Anche se il capo politico Luigi Di Maio, e lo stesso vicepremier Matteo Salvini, hanno chiarito che non ci saranno ripercussioni sugli equilibri di governo. Di Maio, mentre era in corso lo spoglio, ha pubblicato un post, in cui ha tentato di mostrare il bicchiere mezzo vuoto: "Noi siamo positivi perché in questo momento, per la prima volta nella storia della Regione Sardegna, entriamo con diversi consiglieri regionali e per noi è un dato importante perché non c’eravamo. Noi eravamo a zero a livello regionale" .

Ma è il Garante del M5S Beppe Grillo, durante il suo spettacolo a Catania di ieri sera, a dar voce ai dubbi di molti: "Forse non siamo all'altezza, forse siamo principianti come dicono. Il Movimento è nato per dare uno strumento ai cittadini anche con Rousseau". E su Salvini ha detto: "È uno leale ed è furbo perché sfrutta le piazze come facevamo noi. Però la Lega quello che stiamo facendo non lo sa. Stiamo cercando di fare capire alcune cose a questi giovani della Lega che non sono poi così coglioni…". 

Tra i vertici del M5S, come era stato già anticipato nei giorni scorsi dopo l'incontro tra Casaleggio, Di Maio e Grillo, si parla di modifiche interne, anche su regole fondamentali, come il limite dei due mandati, in un primo momento solo per i consiglieri comunali. Una delle ipotesi per ristrutturare il M5S è quella di ricreare una Segreteria PoliticaDirettorio, composta da dieci persone, ognuna con una responsabilità su un'area specifica, a cui si aggiungerebbero altri tre referenti per Regione. Qualunque cambiamento verrà sottoposto al voto degli iscritti sulla piattaforma online: si va dall'istituzione dei referenti locali, all'apertura alle liste civiche, formule che servirebbero ad accorciare le distanze con gli avversari nei territori, dove il Movimento sta soffrendo di più.

I cosiddetti ‘dissidenti' chiedono che Luigi Di Maio lasci il doppio ruolo di leader del M5S e di vicepremier: "Secondo me Luigi deve fare solo il capo politico che è già un impegno enorme – ha detto Elena Fattori, senatrice M5s, a Rai Radio1 – Non dovrebbe ricoprire tutti gli incarichi che sta ricoprendo. Cioè dovrebbe fare il vicepremier, che è quello per cui è stato eletto, e il capo politico. Il resto gli ruba solamente tempo e ci sono persone altrettanto preparate che possono sostituirlo. Bisogna imparare a delegare quando si fa i capi. Fare un direttorio di fedelissimi è l'ultima cosa da fare. Si creano dissapori. Ci sono tante anime in un movimento e bisogna ascoltarle tutte. Per esempio le persone si eleggono, si scelgono le più rappresentative. Questa è democrazia, non partitocrazia. La regola dei due mandati secondo me è una regola aurea. È più che sufficiente. E' una regola importante del Movimento. Spero che ora ci sia un bel confronto, un bel dialogo e delle scelte consapevoli. Ultimamente le ultime votazioni sono state solo ratifiche di decisioni già prese".

Il nervosismo tra le fila pentastellate è evidente. Il sottosegretario M5S Stefano Buffagni ha risposto in diretta a Circo Massimo sulla possibilità che anche le esternazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli facciano perdere voti: "Non posso rispondere…", senza confermare, ma nemmeno negare il problema. Poi poco più tardi ha precisato: "Danilo Toninelli sta svolgendo un grande lavoro in un Ministero non facile. Non ho voluto rispondere perché una domanda così non meritava risposta e per questo mi sono limitato ad una risata".

Massimo Bugani, vicecapo di gabinetto di Di Maio e anche uno dei responsabili della piattaforma Rousseau, prende le difese del vicepremier: "Che cavolo c'entra Di Maio? Luigi andrebbe semplicemente clonato per la sua dedizione e la sua lucidità. Io davvero non capisco questo dramma e le parole utilizzate per descrivere dei risultati facilmente prevedibili. Ecatombe, implosione, fine, morte, disastro, frana. Ma cosa vi aspettavate dalle elezioni in Sardegna? E soprattutto che cavolo c'entra Di Maio? Chiunque abbia parlato con me in questi giorni sa che io avevo pronosticato un risultato fra l'8 e il 10%, ma non ci voleva Nostradamus".

Quindi ha analizzato l'esito del voto: "Con il Movimento da solo, col suo simbolo là in mezzo, con il candidato prescelto condannato in primo grado e costretto ad abdicare, senza poter utilizzare di conseguenza il tema dell'onestà, senza radicamento sul territorio (i migliori fuggono dai comuni per non ‘bruciarsi' un mandato), senza coordinamento, con nostri esponenti o attivisti di Oristano che dicono l'esatto contrario di quello che dicono nostri esponenti o attivisti a Nuoro, con 4 meetup in guerra tra di loro in ogni comune e con i giornali che sguazzano a raccontare le faide".

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