Elezioni Roma, il decalogo del M5s per i candidati: multa di 150mila euro per chi dissente
Update – Sulla questione decalogo è intervenuto anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, scrivendo un post sul suo profilo Facebook:"Abbiamo sempre sostenuto che in Italia debba esistere il vincolo di mandato. In Portogallo se ti fai eleggere con i gialli e poi passi ai verdi, torni a casa. Io penso che tutti possano cambiare idea ed è un diritto sacrosanto, ma se vuoi cambiare casacca, torni a casa e ti fai rieleggere". Di Maio ha ricordato che "per i nostri EuroParlamentari, alle elezioni del 2014, abbiamo già applicato questa regola internamente, istituendo il recall: un referendum online per far dimettere un eletto qualora tradisse i nostri valori o le nostre regole, possono indirlo 500 cittadini. In caso di mancato rispetto dell'esito della consultazioni, sono previste sanzioni pecuniarie.
Se tutti avessero fatto come noi, in Italia non avremmo avuto governi fondati sul tradimento del mandato elettorale". Il parlamentare ha chiuso il suo intervento sui social dicendo che "i traditori li lasciamo al Pd. Che ne fa incetta mese dopo mese. Qui conta il rispetto del programma e dei nostri principi, anche a rischio di perdere consensi".
Update – Alle critiche piovute sul M5s dopo la pubblicazione del decalogo per le elezioni romane ha risposto l'onorevole pentastellato Alessandro Di Battista, con un post sul suo profilo Facebook. "L'attacco al M5S continua – ha scritto – In un Paese dove arrestano un esponente del partito di governo al giorno il problema è sempre tutto quel che fa il M5s (…). E il dramma sembra un codice di comportamento a Roma che serve a far rispettare regole e programma". Dal Partito democratico, invece, il senatore Raffaele Ranucci ha parlato di "multe del dissenso. Questa è la democrazia per Casaleggio ed associati che vogliono non un sindaco per Roma ma un commissario dei 5 stelle". Per Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, "Roma ha bisogno di un sindaco che ridia alla capitale l’orgoglio di essere tale. Grillo e Casaleggio pensano che basti un ventriloquo, un burattino senza fili, addirittura da multare in caso non esegua alla lettera le direttive che vengono dal bunker".
Con le elezioni romane all'orizzonte, spunta il decalogo del Movimento 5 stelle per i suoi candidati alla guida del Campidoglio. In un documento di tre pagine reso noto da La Stampa sono previsti dieci punti da rispettare, pena una multa da 150mila euro: "Il candidato accetta la quantificazione del danno d’immagine che subirà il M5S nel caso di violazioni dallo stesso poste in essere alle regole contenute nel presente codice e si impegna pertanto al versamento dell’importo di 150mila euro, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto", si legge. Con l'aiuto dell'onorevole romana Roberta Lombardi, Casaleggio ha avuto cura di far firmare questa sorta di "contratto" ai grillini in corsa per il Campidoglio, adesso vincolati alle volontà del direttorio centrale. Come scrive la Stampa, si tratta di un documento che "commissaria di fatto il futuro candidato sindaco del M5S, e i consiglieri eletti" e imbriglia la frangia romana del Movimento.
Ma non c'è solo la multa tra i dieci punti voluti da Gianroberto Casaleggio. Al 4a è prevista l'esclusività di tutti i post, video o estratti di tv locali sul blog di Grillo, definitito "lo strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni e la partecipazione dei cittadini". Un'operazione con un indiscutibile ritorno in termini di "clic" per il sito centrale. Anche lo staff di comunicazione "sarà definito da Grillo e Casaleggio in termini di organizzazione, strumenti, scelta dei membri; dovranno coordinarsi col Gruppo comunicazione al Parlamento"; mentre per "le proposte di nomina dei collaboratori dovranno preventivamente esser approvate dallo staff coordinato dai garanti del M5S". Oltre alle scelte divulgative e organizzative, saranno nelle mani del direttorio anche "le proposte di atti di alta amministrazione, e le questioni giuridicamente complesse" che, secondo il punto 2b, "verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico legale a cura dello staff coordinato dai garanti del M5S".
Alla voce sanzioni è previsto che "il sindaco, ciascun assessore o consigliere assumono l’incarico etico di dimettersi qualora sia ritenuto inadempiente al presente codice". La decisione, anche in questo caso, sarà presa da "Beppe Grillo o Gianroberto Casaleggio o dagli iscritti M5S mediante consultazione online". Dimissioni che, quindi, potranno arrivare in qualsiasi momento, a prescindere dalla situazione romana.
Nonostante il decalogo previsto per il Campidoglio abbia creato parecchio scalpore, un documento molto simile era stato già redatto per le elezioni al Parlamento europeo: un codice di comportamento "sottoscritto formalmente" dai candidati "con assunzione di specifico impegno a dimettersi da deputato sia in caso di condanna penale sia nell'ipotesi in cui venisse ritenuto gravemente inadempiente al rispetto del codice di comportamento e, in difetto, a versare l'importo di 250.000 euro al Comitato Promotore Elezioni Europee MoVimento 5 Stelle che lo devolverà ad ente benefico".