Elezioni Regionali, Bonaccini: “Salvini ha usato voto per sue ambizioni. Legittimo, ma irrispettoso”
"C'è una tradizione storica di buongoverno in Emilia Romagna. Noi abbiamo cercato di portare un po' di innovazione. Perché ci siamo trovati ad affrontare la più grave crisi del secondo dopoguerra. Io ho trovato una Regione in cui la disoccupazione era triplicata": così Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna e vincitore delle elezioni del 26 gennaio che lo hanno riconfermato al vertice della Regione, commenta il successo del centrosinistra a pochi minuti dai risultati, in un'intervista che la trasmissione Presa Diretta manda in onda questa sera.
"Abbiamo dimostrato due cose. La prima è che si può governare senza litigare con la coalizione, cosa inedita in questo Paese. La seconda è che i cittadini apprezzando quando si fanno proposte per il loro futuro. Se la Lega ha fatto un errore, mi permetto, è stato parlare sempre di altro, e non dell'Emilia Romagna", prosegue Bonaccini. Riguardo alla campagna elettorale, in cui il governatore ha tenuto a distanza il simbolo del Partito democratico, pur essendo pubblicamente sostenuto dai dem, Bonaccini spiega che voleva evitare una "spettacolarizzazione romana" nella Regione. "Io qui volevo che venissero solo uomini di governo e di partito che avessero qualcosa da proporre per l'Emilia Romagna. La faccia era comunque la mia: io non credo che gli elettori abbiano apprezzato il fatto che Lucia Borgonzoni sia stata candidata e completamente sostituita da qualcuno che calava da Roma. Io questo l'ho detto: il 27 gennaio qui in Emilia Romagna restiamo o io o lei: ma Salvini tornerà da dove è venuto. E non lo vedremo mai più fino alla prossima campagna elettorale", continua Bonaccini.
"Salvini ha voluto usare il voto in Emilia Romagna per altre ambizioni. Legittimo, ma non molto rispettoso nei confronti dei cittadini della mia Regione", prosegue il governatore. Che poi dà anche uno sguardo al governo nazionale: "Speriamo che prosegua la sua azione con più serenità. Dico ai partiti di essere meno litigiosi". E sul suo partito conclude: "Serve un Pd più largo, più aperto e che abbia un'identità più precisa di oggi".