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Elezioni politiche 2013: l’agenda (fitta) del nuovo Parlamento

Dal 15 marzo al 15 maggio il nuovo Parlamento sarà chiamato a scegliere i presidenti delle camere, il primo ministro e il Presidente della Repubblica.
A cura di Davide Falcioni
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Nell'attuale situazione di assoluto stallo politico un altro problema si aggiunge ai tanti che già, a 24 ore dal voto, affollano lo scenario del prossimo parlamento: quello delle scadenze che ci saranno a breve, in primis il mandato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Venerdì 15 marzo ci sarà la prima riunione delle nuove Camere, anticipata da un lungo lavoro per la proclamazione degli eletti: nelle prossime due settimane, quindi, presumibilmente i dirigenti politici avranno il loro bel da fare, anche nel tentativo di districare la situazione di ingovernabilità che si è creata dopo il voto.

Poi sarà il momento dell'elezione del Presidente del Senato e di quello della Camera, seconda e terza carica dello Stato. Per chi siede sullo scranno più alto di Montecitorio, l'elezione prevede un quorum dei due terzi dei deputati per le prime tre votazioni. Quorum che si abbassa alla "maggioranza semplice" dal quarto scrutinio in poi. Il procedimento per l'elezione del presidente del Senato prevede al massimo quattro scrutini. Nei primi due basta ottenere la maggioranza semplice. Nel terzo, si viene eletti se si ottiene la maggioranza dei voti espressi dai presenti. Nel quarto, si procede a un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti. Insomma, per il 20 marzo al massimo, dovremmo avere i due presidenti.

Solo allora si possono aprire le consultazioni per la formazione del nuovo Governo, ma ovviamente non sarà facile vista la risicatissima maggioranza del centrosinistra. Il Presidente della Repubblica affiderà l'incarico al nuovo Primo Ministro, e dovrà farlo entro il 15 aprile, data  nella quale inizieranno i "giochi" per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, che dovrà essere proclamato entro il 15 maggio. E negli ultimi sei mesi del suo mandato, il capo dello Stato non può sciogliere le Camere. E' quindi sicuro che sarà il Parlamento uscito da queste elezioni ad eleggere il nuovo inquilino del Quirinale.

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