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Speciale Elezioni europee 2019

Elezioni Europee 2019, primi risultati: vince Timmermans, agli euroscettici di Wilders nessun seggio

Un secondo exit poll diffuso oggi conferma la vittoria in Olanda del PVDA di Frans Timmermans, candidato per i socialdemocratici alla Commissione Ue. Timmermans: “Per la prima vota abbiamo la possibilità di costituire una maggioranza progressista nel Parlamento europeo, una compagine che vada da Tsipras a Macron con i socialisti al centro”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il primo test delle elezioni europee 2019, secondo i primi exit poll che sono stati diffusi dopo la chiusura dei seggi, ieri sera alle 21, ha decretato in Olanda la vittoria del partito di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, e spitzenkandidat per i solcialdemocratici, candidato alla presidenza della Commissione europea, dove sta scadere il mandato (a ottobre) di Jean-Claude Juncker. Gli olandesi, insieme agli inglesi, sono stati i primi a votare ieri, ma i risultati definitivi si sapranno soltanto domenica, quando tutti gli altri Paesi Ue avranno completato le loro operazioni di voto. Secondo un nuovo exit poll, che utilizza il risultato ufficiale di 732 seggi su 9000, i laburisti del PVDA ottengono una chiara vittoria con 6 del totale di 26 poltrone dell'Europarlamento che spettano all'Olanda, una in più rispetto a quelle attribuite dalla tv olandese Nos ieri sera.

La vittoria del PVDA (S&D) è stata una sorpresa, se si considera che nel Paese era attesa l'avanzata degli euroscettici, che invece non sfondano. Il partito anti-immigrazione di Geert Wilders (PVV), alleato di Matteo Salvini ed il Partito socialista (Sp) potrebbero non ottenere neppure un seggio al Parlamento europeo, se le previsioni di un secondo exit poll sulle elezioni olandesi, quello del GeenPeil, dovessero rivelarsi esatte. L'esordiente dell'estrema destra olandese Thierry Baudet, col suo Forum voor Democratie (FvD) ha sottratto voti al PVV di Wilders, ma avrebbe ottenuto solo tre seggi.

"Per la prima vota abbiamo la possibilità di costituire una maggioranza progressista nel Parlamento europeo", "una compagine che vada da Tsipras a Macron con i socialisti al centro". Ha commentato così il successo annunciato del suo partito il candidato del Pse alla Commissione Frans Timmermans, intervistato da ‘La Stampa'. Nel suo programma una patto sociale fondato tra l'altro su un salario minimo europeo "fissato al 60% delle retribuzioni medie di ogni paese – spiega – perché tutti devono sapere che sotto una certa soglia non si va".

Fra Macron e Tsipras ci sono molte forze incompatibili e "non è detto che tutti debbano necessariamente partecipare – osserva – Non vedo ad esempio bene lavorare con Melanchon che dice di essere ‘di sinistra' ma è un nazionalista". Mentre nel suo progetto rientra pienamente il Pd: "Quello che è successo nel Pd negli ultimi mesi mi sembra un sogno, si lavora uniti alla creazione di grande partito progressista. Con Nicola Zingaretti sta succedendo esattamente questo".

"Salvini offre solo paura e i cinque stelle promesse illusorie – dice – Noi dobbiamo dire basta alla paura e alle illusioni, e porgere in cambio una concreta speranza di una società migliore", "dobbiamo cambiare la politica. Io sono contro l'austerità. Però non possiamo accettare che si faccia quel che pare mettendo a rischio la società. Salvini fa questo. E così rovina l'Italia e i rapporti che l'Italia ha coi partner europei", conclude.

Oggi si vota in Irlanda e Repubblica Ceca

Dopo Olanda e Regno Unito, urne aperte oggi per le europee in Irlanda e Repubblica Ceca, unico Paese dove si voterà per due giorni. Per l'Irlanda già stasera sono attesi per le 23 i primi exit poll. Gli irlandesi hanno di norma un'affluenza più alta della media europea (il 52,4% nel 2014) e vedranno 59 candidati contendersi gli 11 seggi che spettano al Paese nel Parlamento Ue. Ventuno le poltrone per gli eurodeputati cechi. Oltre alle europee, gli irlandesi votano anche per le elezioni locali e per un referendum sul divorzio, nel quale dovranno scegliere se abolire o meno la legge in base alla quale sono necessari quattro anni di separazione per poterlo ottenere. In caso di successo dei sì, il governo è pronto ad accorciare i termini.

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