Elezioni comunali, il centrodestra vince grazie alla Lega. Crolla il PD, M5s domina i ballottaggi
Il centrodestra guidato dalla Lega diventa egemone, conquistando molti comuni prima del centrosinistra al Centro e al Nord. Il Movimento 5 Stelle si conferma forte nei ballottaggi ma disorganizzato a livello territoriale. L’Istituto Cattaneo ha analizzato i ballottaggi nei 76 comuni interessati dal secondo turno di amministrative per osservare le trasformazioni dei rapporti di forza fra i vari schieramenti politici. Il centrosinistra controllava 43 comuni su 76 (il 56,6% del totale), mentre ora sono 27 (un calo del 21,1%). Il centrodestra ha conquistato molte amministrazioni comunali, passando da 21 prima delle elezioni a 33 oggi (una crescita che, in percentuale, è di quasi 20 punti). Cinque erano i comuni governati dal Movimento 5 Stelle prima dei ballottaggi e cinque lo sono anche dopo. Le liste civiche infine amministrano 11 comuni, prima erano sette (dal 9,2% al 14,5% totale).
Il Movimento 5 Stelle si conferma molto forte nei ballottaggi: quando arriva al secondo turno riesce infatti ad attrarre più degli altri i consensi degli elettori dei candidati esclusi al primo turno. Se conquista il ballottaggio solo in 7 comuni su 76, il suo “tasso di vittoria” è il più elevato fra i vari schieramenti, pari al 71,4%. Mediamente il M5S, nel passaggio fra i due turni, riesce ad aumentare i suoi consensi di circa il 31%: le sue vittorie arrivano infatti in più della maggior parte dei casi da quella che era una posizione di minoranza al primo turno. Le altre coalizioni riescono invece a ribaltare l'esito del primo turno solo in non più di un ballottaggio su quattro. Il Movimento 5 Stelle risulta sconfitto in soli due casi (Terni e Ragusa) sui sette ballottaggi a cui partecipa e in entrambi i casi l'avversario era il centrodestra. L'analisi potrebbe indicare la tendenza degli elettori di centrosinistra ad astenersi, non convergendo più sul candidato di un M5S percepito ormai come alleato di governo della Lega.
Ampliando lo sguardo a entrambi i turni di queste amministrative si consolida il dato della vittoria della coalizione di centrodestra, che oggi è quella che governa più comuni. Si passa dai 32 comuni amministrati prima del voto ai 51 di oggi, su un totale di 111 comuni con più di 15mila abitanti che hanno rinnovato le proprie amministrazioni. Il centrosinistra esprimeva invece prima delle elezioni 61 giunte comunali e oggi ne controlla solo 39 (dal 55 al 35%). Il bilancio è leggermente negativo per il Movimento 5 Stelle che passa da sei comuni a cinque mentre è abbastanza positivo per le liste civiche, che da 12 arrivano a 16. Gli elettori hanno punito chi governava a livello locale e infatti le giunte comunali hanno cambiato colore politico in 60 casi su 111. Anche in questo caso a perdere è soprattutto il centrosinistra, ma capita anche al centrodestra in 13 comuni su 32 (cioè il 40,6%). Analogamente anche M5S e liste civiche perdono rispettivamente tre e cinque comuni. In particolare il M5s perde a Roma (nei Municipi III e VIII), Quarto e Ragusa mentre vince a Imola, Avellino, Acireale, confermando Pomezia e Assemini.
Il risultato delle elezioni comunali conferma la progressiva erosione del centrosinistra nella fascia del centro-nord, fino ad oggi sua storica roccaforte, che appare oggi come la zona elettoralmente più contendibile e incerta d'Italia. Nel Nord-est il centrosinistra resta al governo di un comune (Piove di Sacco) su sei; nel Nord-ovest le giunte passano da 15 a 6; in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria (le ex "regioni rosse") si mantiene al governo in 6 amministrazioni sulle 13 che aveva prima delle elezioni. Da segnalare in questo contesto la perdita di città-simbolo per il centrosinistra come Imola, Pisa, Siena, Massa e Terni. Il centrosinistra riesce sostanzialmente però a tenere nel Centro-sud, mentre al Sud perde solamente un comune (erano 19 prima del voto).
Il dato che emerge è quindi un radicamento del centrodestra nelle zone centrali del paese, in cui era storicamente debole, trainato da una Lega che si rafforza a livello locale acquisendo percentuali consistenti in posti in cui prima era praticamente assente. Il Partito Democratico resta competitivo invece in zone dove non possiede una tradizione di governo. Il principale problema che queste elezioni confermano invece per il Movimento 5 Stelle è la sua sostanziale disorganizzazione a livello territoriale, che lo rende ancora (con importanti eccezioni in Emilia-Romagna, Umbria e Marche) un partito d’opinione su scala nazionale, senza una forte base sui territori.