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Elezioni comunali 2016: su Platì resta ombra della ‘ndrangheta e l’opposizione si dimette

I consiglieri in lista con l’altra candidata, Ilaria Mittiga, hanno annunciato l’uscita dal consiglio comunale: “Non ci sono le condizioni per lavorare insieme al nuovo sindaco”. La commissione Antimafia aveva segnalato contatti tra il primo cittadino e la ‘ndrangheta.
A cura di Redazione
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Non sono passate neanche ventiquattro ore dalla proclamazione del nuovo sindaco di Platì, paesino della Locride che, al centro di numerose inchieste per ‘ndrangheta, non aveva un primo cittadino dal 2009. Domenica scorsa i cittadini sono andati alle urne e hanno eletto Rosario Sergi, che si ritrova già a fare i conti con defezioni in Consiglio comunale. La candidata sindaco che l'aveva sfidato nella corsa elettorale, Ilaria Mittiga, infatti, ha annunciato le dimissioni da consigliera, portando via con sè i tre candidati della sua lista, "Platì res publica".

"I componenti della Lista Platì Res Publica rendono noto che non faranno parte del Consiglio Comunale di Platì atteso che il progetto della lista non ha trovato la condivisione di 1275 cittadini platiesi e non si concilia con il progetto della Lista Liberi di Ricominciare. Ringraziamo di cuore i 734 elettori che ci hanno dato la loro fiducia nella consapevolezza che condivideranno la nostra decisione", si legge in una nota.

Intervistata da Repubblica, Mittiga ha spiegato che conosce "il progetto politico amministrativo di Sergi e sono cosciente di come sia profondamente diverso dal mio. Non ci sono le condizioni per lavorare insieme. Stare in quel consiglio comunale avrebbe significato dire troppi no e non lo riteniamo un modo di fare opposizione costruttivo. Per questo abbiamo deciso di sfilarci". Secondo la oramai ex consigliera, il suo modo di amministrare "sarebbe stato libero e trasparente, ma non ho elementi per parlare degli altri". Come riporta il quotidiano, nonostante Mittiga non lasci trapelare nulla

a Platì, paese di meno di quattromila anime, nel tempo divenuto noto come capitale dei sequestri, culla di broker e operai del narcotraffico e dimora di ‘ndrine storiche, i tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta non sono un'eventualità. Sono un pericolo concreto e reale contro cui ci si deve preparare a combattere. E forse – lasciano intendere le parole della Mittiga – Sergi e i suoi consiglieri potrebbero non avere gli anticorpi adatti. Su di lui, del resto, la stessa commissione parlamentare antimafia non ha esitato a lanciare l'allarme ancor prima delle elezioni. Pur certificando l'assenza di condizioni di incandidabilità o impresentabilità degli aspiranti sindaco e consiglieri, non ha potuto fare a meno di sottolineare che "dagli atti di indagine risulta che Rosario Sergi ha rapporti di affinità con esponenti di vertice della cosca Barbaro, tanto con la frangia denominata Castanu che con quella denominata Nigru. Dagli atti acquisiti risulta che Sergi ha organizzato la manifestazione che si è tenuta a Platì il 29 marzo 2016, in dissenso con alcune dichiarazioni dell'onorevole Marco Minniti. Alla manifestazione erano presenti circa cento persone, tra cui numerosi esponenti di famiglie di ‘ndrangheta operanti nel territorio"

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