Elezioni anticipate dopo le dimissioni di Draghi, perché si potrebbe votare il 18 o il 25 settembre
È ormai ufficiale, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio, si va a elezioni anticipate. Mario Draghi, dopo che Forza Italia, Lega e Movimento Cinque Stelle non hanno votato la fiducia in Senato, si è dimesso e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe sciogliere già nel pomeriggio le Camere, dopo aver incontrato Fico e Casellati. A quel punto il Consiglio dei ministri si riunirà. Insomma è questione di ore, al massimo di giorni, e verrà comunicata la data delle elezioni. Già nei giorni scorsi erano circolate diverse ipotesi: le date che, al momento, sembrano le più papabili sono quelle del 18 o il 25 settembre. Ecco perché.
Le scadenze sono dettate dalla Costituzione. Questa stabilisce che le elezioni vengano celebrate entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere. I partiti ora insistono perché si torni alle urne il prima possibile, in modo da avere un governo nel pieno mandato (e non uno dimissionario, in carica solo per gli affari correnti) quando arriverà il momento di scrivere la legge di Bilancio. Le due date che circolano in queste ore sono quelle del 18 o del 25 settembre. In precedenza si era anche parlato della possibilità del 2 ottobre, un'eventualità che però per il momento sembrerebbe essere stata scartata.
L'unico problema del 25 settembre potrebbe però essere legato a una festività religiosa, cioè il capodanno ebraico. Normalmente infatti non si vota durante una festività religiosa. C'è da dire che l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha chiarito che "la data non pone ostacoli". E ancora: "La solennità he inizia la sera consente ai fedeli di religione ebraica di esercitare il proprio diritto al voto nelle ore precedenti".
Ad ogni modo si potrebbe optare direttamente per il 18 settembre. Questo però lascerebbe alle forze politiche pochissimo tempo per mettere in piedi la campagna elettorale. Ciò che è certo è che si prospetta un'estate caldissima dal punto di vista politico, con i partiti che si troveranno a stringere alleanze in un contesto decisamente poco chiaro e, soprattutto, con alcuni rapporti irrimediabilmente compromessi dopo quanto accaduto a Palazzo Madama.