Elezioni 2022, Malpezzi (Pd): “Movimento 5 Stelle ha tradito il Paese, sugli altri nessun veto”
Mentre il centrodestra prosegue spedito verso quello che sembra un trionfo annunciato alle elezioni, il centrosinistra continua a provare a costruire la sua coalizione. Con una certezza: "Il Partito Democratico sarà al centro". Simona Malpezzi, capogruppo del Pd e al Senato, spiega in un'intervista a Fanpage.it i tre criteri della direzione dem per allargare il campo progressista ad altre forze politiche. Non ci sono veti nei confronti di nessuno – Renzi compreso – in tutto il campo europeista e non sovranista. Ma con il Movimento 5 Stelle la strada insieme si è interrotta, senza possibilità di passi indietro dopo il loro "tradimento nei confronti del Paese".
Onorevole, si parla di alleanze, coalizioni larghe, coalizioni strette, di trattative incessanti nel centrosinistra. Ma alla fine il Partito Democratico con chi si presenterà alle elezioni del 25 settembre?
Con la lista del Pd, che è centrale. È una lista aperta, espansiva, unita a quelle forze che hanno già fatto un percorso con noi. Un percorso programmatico nella grande e bella esperienza delle Agorà. Pensiamo ad Articolo Uno e a Demos. Perché il Partito Democratico vuole presentarsi agli italiani per costruire l'Italia del 2027 con questa modalità, democratica e progressista. E poi la direzione ha dato mandato al segretario Letta, vista la legge elettorale, di esplorare tutti quei campi che non sono sovranisti e che hanno un'idea di Europa solidale. Con i tre criteri che ci siamo dati: non mettere veti a nessuno; non incendiare il Paese, e quindi avere una certa postura in campagna elettorale; la capacità espansiva delle diverse forze, che devono rappresentare un valore aggiunto.
Questo vale anche per Italia Viva e Matteo Renzi? E soprattutto nei suoi confronti ci sarà un percorso condiviso o i sondaggi sull'elettorato del Pd, che – come è filtrato nei giorni scorsi – non sembrano particolarmente contenti di un'alleanza in tal senso, alla fine prevarranno?
Ripeto, non ci sono veti nei confronti di nessuno. Anche di fronte a delle situazioni particolari e difficili, perché è chiaro che la scissione per noi è stato un passaggio estremamente sofferto. Ma c'è un obiettivo oggi, che è appunto Italia 2027. I tre criteri però valgono sempre.
Con il Movimento 5 Stelle invece è tutto finito, nonostante un percorso lungo insieme, anche a livello programmatico. Vale la pena di cancellare completamente quel lavoro fatto e ricominciare da zero con forze politiche a cui vi state avvicinando solo ora?
Quel passaggio delle forze che non hanno votato la fiducia al governo Draghi è stato un passaggio, per noi, di profonda cesura. Lo abbiamo vissuto per quello che è: un tradimento, non nei confronti nostri ma nei confronti del Paese. Perché noi avevamo ben chiare le sfide che il governo Draghi doveva portare avanti in quella composizione di unità nazionale, che non serviva al Partito Democratico, serviva al Paese. Per noi è stato un momento di profonda rottura e anche di diversità di rapporto nei confronti del Paese. Per noi al centro c'è il benessere delle persone. Per altri, evidentemente, finalità elettorali. Altrimenti non si spiega.
Tutti nominano l'Agenda Draghi, anche forze politiche che hanno programmi molto diversi tra loro. Ma allora cosa significa?
Noi ci siamo riconosciuti in un programma di governo di unità nazionale, nel tentativo di trovare una mediazione comune. Mediazione che doveva essere trovata per far fronte all'emergenza pandemica, alla crisi economica, alla crisi energetica. Dopodiché, però, soprattutto in questo ultimo periodo, c'era in ballo ancora una parte importante di quella che chiamiamo Agenda Draghi. Parliamo ad esempio del salario minimo. Pensiamo all'ultima conferenza stampa del presidente Draghi, dove inseriva la lotta alla precarietà e, anche sul medio termine, rilanciava verso una legge di Bilancio che potesse rendere strutturali quei bonus che avevano tamponato un'emergenza sociale. Però il Partito Democratico ha la sua agenda, come è giusto che sia.
E quindi qual è l'agenda del Partito Democratico?
Partiamo dall'ambiente, dal dire che noi sappiamo di essere il più grande partito ambientalista europeo. Mettiamo in atto una politica che unisca le necessità di sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale. Perché la transizione e i grandi cambiamenti che stiamo affrontando e che dobbiamo affrontare devono tenere insieme anche una sostenibilità sociale. Ci sono i temi del lavoro, la lotta alla precarietà, il salario minimo su cui il ministro Orlando stava già lavorando, la lotta al lavoro nero. E poi parlare ulteriormente ai giovani, che vogliono vivere il loro futuro con qualche garanzia, la scuola. Non sono parole vuote. Tutto si tiene insieme.
Il centrodestra, però, sembra aver già vinto le elezioni. I sondaggi li danno più che favoriti, anche contro un eventuale campo larghissimo di centrosinistra. Qual è, se esiste, la ricetta per provare a batterli?
Io sono molto fiduciosa sul fatto che i cittadini sappiano in che modo ci siamo comportati. Questo stile lo porteremo anche in campagna elettorale. Noi ci crediamo, perché siamo sempre ed esclusivamente dalla parte dei cittadini. Ci crediamo insieme a loro, sappiamo che la sofferenza c'è, che va accolta e che c'è un profondo senso di inquietudine all'interno della nostra società e che però non basta semplicemente denunciare i problemi. È molto semplice fare opposizione, magari ti dà anche un consenso immediato. Poi bisogna caricarsi sulle spalle la volontà di trovare la soluzione di un problema. E poi questo centrodestra non lo chiamerei più centrodestra, ma destra a trazione Meloni. Anche le ultime notizie inquietanti sulle possibili pressioni che la Russia avrebbe fatto nei confronti della Lega per far cadere il governo Draghi ci lasciano particolarmente inquieti. Noi vorremmo una campagna elettorale libera, sgombra da qualsiasi equivoco. Non vorremmo che il "prima gli italiani" si trasformasse in un essere "prima gli amici di Putin", perché sarebbe molto grave.