Elezioni 2022, la Lega e Salvini “infrangono” il silenzio elettorale: cosa dice la normativa
Matteo Salvini e la Lega hanno "infranto" il silenzio elettorale.
Lo hanno fatto con un post apparso sulla pagina ufficiale Instagram del partito e un video che lo stesso numero uno del Carroccio ha condiviso su Twitter, al contrario di altri leader che stanno rispettando il silenzio elettorale a poche ore dalle elezioni politiche 2022.
Perché Salvini e la Lega hanno "violato" il silenzio elettorale
Nel primo caso la Lega è intervenuta su Instagram commentando la manifestazione di ieri del Pd in piazza del Popolo a Roma.
"Il Pd ha aperto questa campagna elettorale con un suo alto dirigente che grida per strada "in ginocchio, vi ammazzo, vi sparo", è proseguita con le candidature di odiatori di Israele, si è caratterizzata per il fango, le falsità, la voglia di nuove tasse e più sbarchi, la scelta di evitare il confronto con la Lega. Ieri Letta ha chiuso con un flop in piazza del Popolo davanti a una bandiera dell'Unione sovietica. Il vessillo comunista è finalmente una piccola grande verità: ricorda a tutti qual è stato l'unico partito ad aver incassato dei rubli insanguinati, altro che ingerenze russe nel 2022. Domani decideranno gli italiani. #credo nella Lega", si legge nel messaggio che accompagna la foto.
Poco dopo, su Twitter, è Matteo Salvini a postare un video in cui ricorda agli elettori come si vota domani. Esibendo all'inizio del filmato un bracciale con la scritta "prima gli italiani", prosegue con un messaggio elettorale: "Se credete in una Italia più sicura, più forte, più bella e più libera con più spazio per i giovani, tocca a voi col voto vero".
Non è la prima volta che Salvini "infrange" il silenzio elettorale. Lo aveva già fatto, ad esempio, anche prima delle elezioni regionali del settembre 2020.
Cosa dice la legge sul silenzio elettorale
In realtà, però, non si tratta di una vera e propria violazione di norme di legge.
Salvini, infatti, sfrutta, come anche in altre occasioni, un vuoto normativo e si muove in un terreno su cui esistono solo linee guida non vincolanti dell'AGCOM.
La legge che disciplina il silenzio elettorale è la 212 del 1956, che all'articolo 9 commi 1 e 2 recita: "Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali od altri o manifesti di propaganda o l’applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi. Nei giorni destinati alla votazione è vietata, altresì, ogni propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali". Il testo è stato poi modificato nel 1971 e nel 1984, per includere nelle violazioni anche la propaganda trasmessa dalle emittenti radiotelevisive private, ma ovviamente non contempla la propaganda su Internet e men che meno quella sui social network.
La prassi è dunque quella del fair play fra i candidati e i partiti, che evitano di speculare su lacune normative o sull'esiguità della multa prevista in caso di violazioni accertate (fino a un massimo di mille euro) proprio per non influenzare il voto dei cittadini. Ma anche questa volta la Lega e Salvini l'hanno pensata diversamente.